L’ironia della Vardalos: una comicità che sa di casa
Il primo fortunato capitolo delle avventure cinematografiche di Toula si chiudeva con un’inquadratura panoramica della periferia di Chicago dove risiede la numerosa e particolarissima famiglia dei Portokalos, scappata negli Stati Uniti per via delle privazioni imposte alla Grecia dalla Seconda Guerra Mondiale e dal lungo dominio dell’Impero Ottomano.
Così, quando dopo 14 anni, l’occhio della cinepresa ci ritrasporta nel cuore di quella strada − che sarebbe anonima se non ospitasse edifici singolari che omaggiano con dei pacchiani elementi architettonici il cromatismo della bandiera greca o le fattezze aggraziate delle adamitiche statue classiche elleniche – e la sensazione è quella di riabbracciare finalmente dei buoni vecchi amici dopo una lunga separazione. Aspramente criticato per essersi affidato troppo agli espedienti della vis comica che hanno funzionato nel film precedente, in realtà il sequel sembra partire da un’articolata pianificazione narrativa non casuale: la furba Vardalos sa perfettamente che la ragione dell’inaspettato successo planetario del primo film fu un copione eccellente, pieno di felici intuizioni narrative che regalavano continui colpi bassi e spassose gag. Per raccontare la propria esperienza di vita senza dimenticare le proprie radici etniche occorre caricare di comicità proprio gli elementi della dimensione domestica/gastronomica/culturale che solitamente vengono guardate di sottecchi da chi non ha le medesime origini mediterranee. Quindi, se non ci si può immedesimare con la vicenda per la simile provenienza geografica allora si potrà – complice pure il vecchio cast riconfermato − comunque venir risucchiati dalla scoppiettante quotidianità dei Portokalos attraverso degli elementi già noti che doneranno un’aura familiare anche a questo nuovo capitolo: le maniacali fissazioni di Gus per il Vetrix e per l’origine greca di ogni lemma del dizionario che ora tenta di tramandare anche ai nipoti, la frustrazione provata da chi vorrebbe decidere la propria strada ma inciampa nell’onnipresente volere del parentado allargato e il giardino di casa zeppo fino all’inverosimile dei famosi parenti e di fiumi di cibo. Mancherà forse un po’ dell’allure di originalità vista nel film del 2002 ma Il mio grosso grasso matrimonio greco 2 si ripropone come spassosa e intelligente autocritica dei limiti dovuti ai natali ma anche come celebrazione delle singolarità positive che emergono in una convivenza sociale cosmopolita, smentendo quindi a suon di risate le malelingue che lo ritenevano offensivo per la comunità greca nordamericana. Più che una stantia minestra riscaldata, questo sequel sembra uno speziato piatto di gustoso moussakà, consigliato quindi non solo a chi ha riso fino alle lacrime con il precedente film.
Il mio grosso grasso matrimonio greco 2 [My Big Fat Greek Wedding 2, USA/Canada/Grecia 2016] REGIA Kirk Jones.
CAST Nia Vardalos, John Corbett, Michael Constantine, Lainie Kazan.
SCENEGGIATURA Nia Vardalos. FOTOGRAFIA Jim Denault. MUSICHE Christopher Lennertz.
Commedia, durata 94 minuti.