SPECIALE IL CINEMA SI RACCONTA
L’arte spiegata
“Il cinema deve usare la vita e non viceversa”: con queste parole Andrej Tarkovskij racconta a Tonino Guerra la sua idea di settima arte in Tempo di viaggio. Il documentario, realizzato dal cineasta russo e dallo sceneggiatore, scrittore e poeta italiano, pone al centro la ricerca di location per il film Nostalghia (1983).
Fin da subito è evidente che bisogna guardare Tempo di viaggio e Nostalghia l’uno assieme all’altro: le due opere, l’una necessaria all’altra, sono legate, strette in una profonda unità di senso. Lo spettatore percepisce sotto la pelle del viaggio la malinconia dolorosa e struggente che permea anche il film del cineasta russo, ostracizzato dall’Unione Sovietica a causa delle sue opere, nonostante non fossero politiche, e a causa della sua profonda libertà. Tarkovskij porta addosso la mancanza viscerale – distruzione di sé e contrappunto nel suo cinema sotto forma di simboli – della famiglia, della casa (Tonino Guerra cita una poesia da lui stesso scritta su tale argomento) e in ogni parola urla alla sua brulla patria. Questo vuoto di senso – rileggendo Lacan – e il desiderio di ritorno al nido muovono l’uomo e l’artista rappresentando la “coscienza infelice” (per dirla con Hegel), e tutto questo si amplifica mettendo insieme lo spleen dell’uomo dell’Est e la verve terrigna di Guerra. La natura, l’architettura e l’arte fanno parte di un album che dà vita all’impianto immaginifico di Nostalghia: i luoghi, le storie, gli scorci italioti corroborano (Monterchi, Bagno Vignoni e la Madonna del Parto di Piero della Francesca ci rimandano al film) le idee del regista russo, inondato e sazio di bellezza. In questo percorso di conoscenza, ricerca e cultura Guerra – un po’ Virgilio, un po’ Cicerone – accompagna il suo protetto in un mondo sconosciuto e gli mostra le bellezze italiane, facendolo partecipare al vivere quotidiano, così come uno psicoterapeuta dello spirito indaga l’animo umano. In Tempo di viaggio il grande regista, attraverso il suo volto, mostra tristezza, rassegnazione e l’anelito al ricongiungimento con la famiglia, facendo emergere così l’amore incondizionato per il cinema. Tarkovskij dipinge la settima arte come impegno serio, difficile, parte della vita, non separata da essa, un sacrificio di sé in cui i generi implodono eliminando rigidi schemi (Solaris, Stalker). Dalle parole metacinematografiche di Tarkovskij partono direttrici che annodano la fredda Russia (L’Idiota di Dostoevskij) alla poetica italiana (l’atmosfera è simile a quella delle rime montaliane), il suo cinema a quello di Guerra (Antonioni, Fellini) in un abbraccio delicato. Tempo di viaggio, oltre ad essere un percorso fisico lungo tutta l’Italia, è un dialogo profondo e sincero sul cinema e sulla vita.
Tempo di viaggio [Voyage in Time, Italia 1983] REGIA Andrej Tarkovskij, Tonino Guerra.
CAST Andrej Tarkovskij, Tonino Guerra.
SOGGETTO Andrej Tarkovskij, Tonino Guerra. FOTOGRAFIA Luciano Tovoli.
Documentario, durata 63 minuti.