7° Bif&st – Bari International Film Festival, 2 – 9 aprile 2016, Bari
Il dono di Marcello
Tra i tantissimi film a cui ha partecipato Marcello Mastroianni nella sua lunga, eccezionale carriera – 147, se le statistiche dicono il vero −, il Bif&st 2016 ne ha programmato una selezione, sufficientemente eterogenea e quindi utile a comprendere la versatilità di questo straordinario attore, che è stato diretto dai principali registi del cinema italiano. A tutti ha offerto il suo volto unico, di grande e sobria bellezza, di uomo comune però, e la sua dote più ammirevole, l’incantevole, felina naturalezza con cui, nelle interpretazioni, ha dato voce e volto ai personaggi più disparati, ma sempre rimanendo “Marcello”.
Tra i film che Mastroianni ha girato nel 1954, spiccano due commedie, proiettate al Bif&st 2016, in verità parecchio differenti tra loro, ma entrambe fondate sul conflitto, soprattutto verbale, tra i sessi: Peccato che sia una canaglia, del veterano Alessandro Blasetti, e la favola agreste Giorni d’amore, diretta da Giuseppe De Santis, in cui Mastroianni è un campagnolo che deve fingere un matrimonio riparatore per poter risparmiare sulle spese dei festeggiamenti. Il film di Blasetti ha, invece, ambientazione urbana e si svolge nella Roma dell’epoca. Il ruolo di Mastroianni è quello di un ingenuo tassinaro, sedotto da una bellissima e furba ladra, un’ottima Sophia Loren appena ventenne, alla prima vera parte da protagonista. La chimica tra i due è già evidente: in seguito, con la Loren, Mastroianni farà coppia in molti film, citiamo almeno il crepuscolare Una giornata particolare di Ettore Scola e il fortunato Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica (che in Peccato che sia una canaglia è Stroppiani, il padre della ladra). Uomo che amava le donne, ma senza l’aggressività del dongiovanni, Mastroianni nei film è spesso disarmato dalla prorompenza della bellezza femminile: si pensi a La dolce vita, per esempio. Vale anche per il film di Blasetti, ma è così pure in Giorni d’amore. Nella scena più memorabile del film di De Santis – regista forse non abbastanza celebrato, nella sua capacità “pop” di mescolare abilmente i generi e le influenze −, Marina Vlady seduce il suo promesso sposo, un risoluto ma qui stupefatto Mastroianni, sulla spiaggia: nei primi piani di Marcello, tutta la sua mimica strepitosa, fatta di movimenti quasi impercettibili dei muscoli del viso e sguardi intensi ed eloquenti. Aveva lo sguardo buono, Marcello. Dunque, nel rivedere nella retrospettiva del Bif&st lo splendido Adua e le compagne di Antonio Pietrangeli, si rimane sorpresi nel verificare l’efficacia di Mastroianni anche in ruoli negativi, da “faina”, come quello dell’inaffidabile e ambiguo venditore di automobili, loquace e arrogante. Ugualmente impressionante è la sua autorevolezza nei ruoli da intellettuale, come il Sinigaglia de I compagni di Monicelli o il professor Ludovico Bruschi di Verso sera (inizialmente pensato per il diversissimo Gassman), il film di Francesca Archibugi che la regista ha commentato, alla fine della proiezione al Petruzzelli, in questa edizione del Bif&st. Archibugi ha ricordato la generosità di Mastroianni, che preferiva affidarsi completamente al regista sul set, seguirne le indicazioni minuziosamente: non si trattava affatto di insicurezza o mancanza di autonomia, ma di un metodo personale, un (abban)donarsi alla mdp, nella consapevolezza che regalare il proprio talento è sempre un gesto di nobiltà, non è mai uno spreco.