La summa di una poetica
Presentato al 66° Festival di Cannes e al 31° Torino Film Festival, La danza della realtà è l’ultima fatica di Alejandro Jodorowsky, che porta sul grande schermo un suo romanzo omonimo. Il film è in gran parte ambientato a Tocopilla – un caldo e isolato paese del Cile – e racconta l’infanzia di Jodorowsky, in particolar modo il suo rapporto con i genitori ebrei e di origine ucraina: la madre mistica e, soprattutto, il padre tirannico, ateo e stalinista.
Qui l’autore rievoca e ricorda parte della propria biografia, realizzando così un’opera assolutamente intima e personale, che sembra essere inoltre una summa del suo cinema. Quest’ultimo aspetto è riscontrabile sia da alcune scelte linguistiche, come i toni sopra le righe e la continua sottolineatura delle componenti fittizie (l’uso volutamente grossolano della computer grafica), sia da singoli elementi specifici, quali i momenti surreali e la presenza di individui bizzarri (la madre che si esprime solo cantando), nani, persone prive di braccia e/o gambe e monaci tibetani. Tutte caratteristiche tipiche della filmografia dell’autore, sempre energica e ricca di guizzi formali e narrativi, come dimostrano pellicole quali El topo, La montagna sacra e Santa Sangre. Ma si può considerare La danza della realtà come una sintesi della poetica di Jodorowsky anche e soprattutto per la sua complessità di fondo. Infatti, ci troviamo di fronte a un’opera stratificata, ricca di simboli e dai molteplici significati, che può essere letta e interpretata in modi molto diversi. Se, per esempio, tematiche come il rapporto tra storia individuale e Storia collettiva e la dialettica tra spiritualità e materialismo sono assolutamente evidenti, altre risultano assai più sotterranee ed enigmatiche. Il film risulta dunque tanto ricco d’idee estetiche quanto di possibili significati: un elemento che ha reso celebre l’autore cileno e che forse l’opera in questione ampia persino, risultando per questo la summa di un universo cinematografico. Tale abbondanza, però, si può rivelare anche come un’arma a doppio taglio: se da un lato rende il lavoro assolutamente vitale e magari addirittura folgorante (soprattutto se visto su grande schermo), dall’altro rischia di stancare lo spettatore, che può venire “soffocato” dalle mille componenti cui prestare attenzione. Qui, infatti, gli elementi risultano addirittura troppi e forse troppo marcati, talvolta poco necessari, facendo diventare il film saturo e sovrabbondante di personaggi, situazioni, metafore e riferimenti.
Una ricchezza che dunque rende l’opera contemporaneamente folgorante e stancante, originale e bulimica, in quello che è un altro dei caratteri costituenti del cinema di Jodorowsky e che La danza della realtà, ancora una volta, riassume in pieno.
La danza della realtà [La danza de la realidad, Cile 2013] REGIA Alejandro Jodorowsky.
CAST Alejandro Jodorowsky, Brontis Jodorowsky, Pamela Flores, Jeremia Herskovits.
SCENEGGIATURA Alejandro Jodorowsky. FOTOGRAFIA Jean-Marie Dreujou. MUSICHE Adan Jodorowsky.
Biografico/Grottesco, durata 130 minuti.