SPECIALE SUPERMAN
I frammenti di un eroe decaduto
«Fa freddo fuori, nelle città d’oro con lunghe auto in lunghe file ed enormi cartelli che recitano “Alleluia, ciascun uomo per sé”». È il 1982 quando Laurie Anderson pubblica Big Science, album che si insinua negli Stati Uniti reaganiani come il primo freddo invernale nelle ossa di un uomo avanti con gli anni, con la voce maestosa del vuoto lasciato dalla dissoluzione degli ideali.
Quattro anni dopo Frank Miller nello stesso solco inserisce Il ritorno del Cavaliere Oscuro, opera viscerale, caotica, personalissima, decadente. Quella che era un’incrinatura nella muscolosa statua di marmo del mito americano e del suo riflesso fumettistico, i supereroi, diventa una frattura irreparabile all’apparire sulle pagine di carta di un Bruce Wayne appesantito, stanco, animato da una rabbia che la maturità trasforma ormai in rancore e ostinazione disillusa. A Gotham City è tornata ad imperversare la violenza sotto forma di un gruppo organizzato di malviventi che si fanno chiamare mutanti e la cui parola d’ordine è “fare a fette”. Wayne sente quella voce interiore e antica richiamarlo a vestire i panni dell’uomo pipistrello, ma la sua indecisione, dovuta alla ben chiara sensazione di non avere più la forza e l’agilità di un tempo, è una lotta che scende nei toni dell’epica. Il coraggio, la rabbia hanno la meglio e più che le prodezze contano l’esperienza, la coscienza di far paura e scalpore in un mondo in cui la sua è una vecchia leggenda a cui i giovani non danno molto credito. Un mondo profondamente cambiato che Miller rappresenta meglio di ogni altra cosa, non più linearità di eventi, non più figure univoche: la polizia, le autorità, i vecchi collaboratori vestono nuove facce, ognuno è scisso tra personaggio pubblico e privato, l’apparenza attraverso i media ed il confronto senza veli con la realtà. E se questa era una bivalenza propria del supereroe classico ora si è trasferita in ciascun “attore” di Gotham City. Miller individua e indica queste due facce attraverso la linea di contorno delle vignette, ora rettangolare ora arrotondata come uno schermo televisivo, quasi a rendere visibile la spigolosa realtà contro l’accomodante racconto degli eventi fatto dai telegiornali. Questa struttura che seziona le tavole perfettamente in sedici comparti è la tavolozza espressiva su cui Miller esprime il massimo delle possibilità, con una creatività bruciante e stupefacente che quando rompe lo schema in vignette più ampie o sovrapposte riesce a mostrare pensieri, eventi contemporanei, gesti improvvisi con un’efficacia estrema. Il fiatone di Batman è freddo sul collo del lettore e della Storia, e laddove la tensione USA-URSS contagia ogni cosa lo spazio per un supereroe è messo in discussione e diventa piccolo, finito, semplicemente umano nel momento in cui, come recita un notiziario nel quarto capitolo, «ciascun uomo è solo per sé».
Il ritorno del Cavaliere Oscuro [The Dark Knight Returns, USA 1986]
TESTO Frank Miller. DISEGNI Frank Miller, Klaus Janson, Lynn Varley.
EDITORE Rw edizioni, 240 pagine, 23.95 euro.