SPECIALE BEHIND THE SCREEN – II PARTE
“C’è chi in seconda fila brilla e in prima si eclissa”
A noi, che siamo degli inguaribili nostalgici, piace guardare alla carriera di Frank Oz come a quella di un grande cineasta mancato. Il regista giusto al momento sbagliato, incastrato da un lato da figure carismatiche emerse negli anni ’80 come John Landis e Robert Zemeckis e dall’altro da film culto (Gremlins, Ghostbusters) che sempre in quegli anni hanno attirato tutta l’attenzione dell’establishment.
Se oggi (e sottolineiamo se) qualcuno parla di Oz lo fa citando principalmente il suo lavoro come “burattinaio” dei Muppet, come voce dello Yoda di Star Wars e come attore caratterista di seconda fascia. Eppure tutti ricordiamo La piccola bottega degli orrori (1986) e Tutte le manie di Bob (1991), opere iconiche in cui allo spirito gustosamente goliardico dei film sopraccitati si fonde uno sguardo innovatore e contemporaneo. Ma quasi nessuno le associa a Frank Oz, così come siamo certi che se a dirigere In & Out ci fosse stato un nome di più facile richiamo continueremo a parlarne ora come una delle più pungenti commedie di fine anni ’90. “C’è chi in seconda fila brilla e in prima si eclissa”, dice un adagio di Voltaire, e infatti siamo consapevoli che Oz il britannico questa strada l’abbia scelta con piena cognizione, muovendosi fra i gangli dell’industria hollywoodiana con l’eleganza degli outsider di classe. Seguendo questo punto di vista, il nostro onnipresente animo romantico ci porta ad interpretare il piccolo/grande Bowfinger come una sorta di testamento, comica e forbita presa per i fondelli di una Fabbrica dei Sogni che nasconde lo sporco sotto il tappeto “buono” da esporre agli ospiti di riguardo. Bowfinger, che narra di un produttore che desidera ardentemente girare il capolavoro della sua vita nonostante non abbia nè i mezzi nè le capacità per farlo, è una scombiccherata satira al vetriolo in cui “il caos regna”: tutto avviene per caso o per cialtroneria, dall’accordo con i finanziatori del film nel film alle scene “inconsapevoli” realizzate dal protagonista recalcitrante Kit, fino al reclutamento del fratello tonto Jiff. La pellicola di Frank Oz, a ben guardare, è una reunion di “corpi estranei” cinematografici: oltre a Oz ci sono l’alieno Steve Martin in fase di script, il reietto Eddie Murphy (stella cadente a partire dagli anni ’90), la “singhiozzante” Heather Graham e lo “scandaloso” Robert Downey Jr. (che riemergerà dalle proprie ceneri dal 2005). Tutti uniti in una farsa scatenata che sputtana e deride lo star system a suon di gag degne del miglior Buster Keaton (l’attraversamento dell’autostrada da parte di Jiff) e di irresistibili battute da meta-cinema (“Anche Tom Cruise non sapeva di essere in quel film di vampiri!”). Sarà una follia, ma noi ne siamo convinti: la storia di Bowfinger è la storia del suo creatore Frank Oz.
Bowfinger [Id., USA 1999] REGIA Frank Oz.
CAST Steve Martin, Eddie Murphy, Heather Graham, Robert Downey Jr.
SCENEGGIATURA Steve Martin. FOTOGRAFIA Ueli Steiger. MUSICHE David Newman.
Commedia, durata 97 minuti.