SPECIALE BEHIND THE SCREEN – II PARTE
Abbagli
Bellissima rappresenta in pieno il periodo storico in cui uscì: un dopoguerra che faticava ancora a far riprendere il ceto medio-basso, costretto a sopravvivere con i pochi mezzi che possedeva, e che cercava di guadagnare in tutti i modi una dignità. Una dignità che poteva essere raggiunta anche, purtroppo, attraverso lo sfruttamento.
Visconti racconta le borgate romane mediante il personaggio di Maddalena, una Magnani superlativa, senza patetismi ma con lo sguardo attento e vigile di un intellettuale che sa di essere lontano da quel mondo ma che lo capisce. Pasolini in Mamma Roma, non a caso con protagonista sempre Nannarella, svilupperà questo “dossier” anni dopo, ma se nel suo film si racconta la quotidianità, in Visconti si descrivono i miraggi e il loro crudele annientamento. Al tempo, la fabbrica dei sogni era il cinema e sfruttare un bel viso, in questo caso quello della piccola Maria, poteva essere una chimera per poter sopravvivere. Maddalena non si vergogna di farlo, pur sapendo di non seguire l’ambizione della figlia, considerando questa sua battaglia come una questione di principio, un riscatto per la condizione femminile. Anche oggi le donne faticano a farsi sentire, e in questo la personalità vista in tanti ruoli della Magnani può essere un esempio di forza e di stima. Cinecittà come emblema della mancanza di rispetto dei sentimenti umani e dei sacrifici che la piccola gente fa tutti i giorni. Bellissima non è solo una critica impietosa al mondo dello spettacolo, cinico e illusorio, ma è il racconto dell’ossessione dei deboli per raggiungere uno status più elevato. Gli squali, qui il farabutto personaggio di Walter Chiari, sono dappertutto e sanno come muoversi, così come nel mondo dello spettacolo anche nel mondo del comune lavoro; oggi sono alterati i connotati per effetto di una crisi globale che ci porta a piegarci ad ogni sopruso. E così ci accontentiamo di stage, prove non retribuite, lavori al di sotto dei nostri talenti solo per poter durare. Sta a noi saperci riprendere e cominciare a opporci. Maddalena lo fa, dopo aver visto finalmente la realtà con i suoi occhi (coprendo invece quelli della figlia) e dopo essersi imbattuta nell’umiliazione: una volta che la figlia viene scelta per il ruolo nel film, lei si rifiuta di farla partecipare e il suo gesto, non compreso dagli altri, è uno scatto d’orgoglio e di ribellione verso tutti. Al tempo la critica che fu mossa a Visconti era quella di essersi allontanato dal Neorealismo, ma per tutto quello che rappresenta anche oggi nel ripetersi della Storia, Bellissima è invece una perfetta fotografia della società. E malvagiamente, e forse consciamente, Visconti criticava proprio quel Neorealismo che con i suoi metodi spremeva il popolo.
Bellissima [Italia 1951] REGIA Luchino Visconti.
CAST Anna Magnani, Walter Chiari, Tina Apicella, Nora Ricci, Alessandro Blasetti.
SCENEGGIATURA Suso Cecchi d’Amico, Francesco Rosi, Luchino Visconti. FOTOGRAFIA Piero Portalupi. MUSICHE Franco Mannino.
Drammatico, durata 130 minuti.