SPECIALE BEHIND THE SCREEN
Hollywood ending
Quello di I protagonisti è l’incipit metatestuale per eccellenza. La prima scena svela sfacciatamente la natura finzionale del film e lo posiziona all’interno di quella stessa macchina industriale che andrà a smitizzare e decostruire.
Il lungo, mobilissimo pianosequenza che esplora la quotidianità degli Studios stabilisce il viavai che accompagnerà tutto il film, ma è anche precisissimo nel presentare personaggi principali e rapporti di potere; allo stesso tempo, dà la cifra ironico-satirica del film, indugiando su dettagli autoriflessivi (il motto della casa di produzione, “Movies, now more than ever”) e strappando frammenti di dialoghi il cui argomento sono le pellicole che esibiscono evidenti connessioni con questa, da Orson Welles a Viale del tramonto. Il cinico, arrogante Griffin Mill è il prodotto principale di questo sistema: è subito chiaro che ad Altman non interessa il risvolto tragico né morale dell’incidentale trasformazione in assassino del protagonista. Del povero sceneggiatore David Kahane non importa a nessuno, e per Griffin (con le spalle coperte anche dal suo capo della sicurezza, Walter) farla franca appare una questione come un’altra: per questo è perfettamente plausibile e inquietante il parallelismo tra i due imprevisti che ostacolano Mill, l’omicidio e la carriera messa in pericolo dal rivale Larry Levy. Il fattaccio in cui si caccia lo pone in una posizione di protagonismo in cui il suo ego si compiace, perché il compiacimento è endemico del potere: si inserisce in una vita non sua e flirta con la sua nemesi misteriosa. La sfida alla sorte assume sfumature allucinate quando è a contatto con June e la condizione di alterità da lei rappresentata, sottolineata dalla sua dubbia origine islandese e dall’ambiente che le è associato, la casa coperta di teli da pittura e di blu. I colpevoli resteranno impuniti, i meno squali (Bonnie) rimarranno fregati, mentre la macchina del cinema creerà nuovi “mostri” di celluloide sulla base di calcoli sempre più astratti: dall’eliminazione del lavoro dello sceneggiatore all’inserimento posticcio di elementi copincollati da film di successo (attori, atmosfere, trend: geniale l’ibridazione tra il dramma civile e Die Hard, senza alcuna ironia a salvarlo). Tematizzando nel finale l’applicazione dell’Hollywood ending e lo sfruttamento dello stesso soggetto del film, Altman e lo sceneggiatore Tolkin ribadiscono ghignando che dal meccanismo non si esce, che lo stesso I protagonisti macera nel calderone maleodorante di una Hollywood morente.
I protagonisti [The Player, USA 1992] REGIA Robert Altman.
CAST Tim Robbins, Cynthia Stevenson, Greta Scacchi, Vincent D’Onofrio, Sydney Pollack.
SCENEGGIATURA Michael Tolkin. FOTOGRAFIA Jean Lépine. MUSICHE Les Hooper, Michael Mark, Gerry Mulligan, Thomas Newman.
Commedia/Drammatico/Thriller, durata 124 minuti.