L’urgenza della verità
Picchiate, violentate, ignorate: questi sono solo alcuni dei participi che hanno declinato, e purtroppo declinano ancora, l’esistenza femminile. Qualcosa cambia quando per conquistare il diritto di voto un gruppo di donne ha fatto breccia in un muro di doveri e prevaricazioni.
Sarah Gavron con Suffragette mette in scena quelle sorelle che hanno alzato la testa e hanno incominciato a urlare il loro desiderio di esistere. Siamo nella Londra del 1912, al fianco delle suffragette durante le prime manifestazioni. Siamo messe in manette da una polizia nemica, colpite dalle botte e dai manganelli, metafore della prepotenza maschile (i pedinamenti delle forze dell’ordine il cui capo non protegge le cittadine, ma assiste ai pestaggi, la violenza di chi le costringe a mangiare durante lo sciopero della fame). Queste donne non fanno parte della borghesia, sono operaie che passano tredici ore a spaccarsi la schiena, pronte, per farsi sentire, a distruggere città, rompere vetrine, mettere bombe. “Noi non siamo contro la legge. Noi vogliamo fare la legge” dice Emmeline Pankurst (Women’s Social and Political Union), attivista e politica britannica, alla guida del movimento che ha spinto le donne ad andare avanti sempre. La disobbedienza civile è al centro di questa pellicola che mescola un po’ di finzione e molta realtà (diari, memoriali, lettere) grazie alla collaborazione della sceneggiatrice Abi Morgan. “Il ruolo della donna nella Storia è stato marginalizzato, io voglio dedicare il mio cinema a riscoprirlo”; ed è questo l’intento con cui Gavron, riempiendo un vuoto storico e culturale, si avvicina alla storia di Maud Watts, operaia, moglie e madre, e delle sue compagne, Edith Ellyn, Violet Miller e Emily Davison, morta accidentalmente durante una manifestazione. Maud assurge a simbolo della situazione femminile e del rapporto col maschio. È un’operaia, ma il danaro che guadagna non è suo, lavora le stesse ore dell’uomo ma con minor stipendio e in condizioni ancor più disumane. È moglie, ma non compagna, è solo oggetto nelle mani del marito. È madre, ha generato un figlio su cui però non ha alcuna potestà. Si assiste alla costruzione di un’attivista che perde lavoro, marito, figlio, ma acquista consapevolezza, forza e volontà di autodeterminazione. Gavron, sollevando il velo sotto cui la storia delle vere suffragette è stata nascosta, non fa un’agiografia del movimento e neppure della sua guida, racconta invece le piccole donne che hanno con le loro idee, la loro opere e talvolta con la loro vita gettato le basi del pensiero femminista. Suffragette è un film che va giudicato non soltanto come opera finzionale ma anche come sorta di documentario teso a mostrare gli anni violenti di una guerra civile e le donne che quella guerra l’hanno combattuta.
Suffragette [id., USA/Gran Bretagna 2015] REGIA Sarah Gavron.
CAST Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Meryl Streep, Natalie Press, Anne-Marie Duff.
SCENEGGIATURA Abi Morgan. FOTOGRAFIA Eduard Grau. MUSICHE Alexandre Desplat.
Drammatico, durata 106 minuti.