L’aura non c’è
La struttura di MasterChef è la stessa di sempre: 20 concorrenti si sfidano a colpi di leccornie nelle prove previste da ogni girone (diviso in due puntate per ovvi motivi commerciali e televisivi), quali la mystery box, la prova creativa e la tornata in esterna. La costruzione dei singoli concorrenti come veri e propri personaggi finzionali non ha ceduto, incoraggiando ancora (sigh, sob) l’opinabile ironia di Bastianich.
L’unica grande novità della quinta annata è l’arrivo di Antonino Cannavacciuolo come quarto giudice: annunciata con grande sfarzo, di fatto questa aggiunta non ha portato niente di più rispetto alle passate edizioni, se non un’ulteriore risonanza della presenza televisiva del cuoco napoletano. Se era abbastanza facile incontrare i favori degli appassionati attraverso l’agonismo tra i concorrenti, fino alla stagione scorsa si era mantenuta una certa unicità del programma, grazie alla partecipazione di chef visibili sul piccolo schermo (quasi) solo in quello studio. L’ingresso di Cannavacciuolo e il concomitante moltiplicarsi dei programmi di Cracco e Bastianich hanno reso le puntate del giovedì sera un evento meno eclatante in rapporto al passato. Fermo restando il successo di MasterChef e la miglior resa ritmica rispetto a quella di altre versioni (si guardino quelle australiane e britanniche per farsi un’idea), la sua differenziazione rispetto all’oceano di format culinari è leggermente scemata, più o meno bilanciata dalla partecipazione attiva alle sfide da parte dei giudici e dalla proposta di ospiti ad hoc per il grande pubblico (da Valentino Rossi a Gianfranco Vissani). Il retrogusto posticcio dell’architettura trova compensazione solamente nella ripetizione del già conosciuto, rassicurando gli animi degli spettatori con la promessa di provare lo stesso divertimento dell’anno precedente. Così, già sappiamo che quando Iginio Massari sbucherà dalle quinte qualcuno ci sorprenderà, uno dei bravi fallirà e, sicuramente, ci sarà una pioggia di commenti educati quanto pungenti. Andare incontro alle scelte facili e spesso ripetitive è il mantra che fa da sottofondo alle ultime edizioni, insomma. Questo pare l’andamento generale dei programmi di punta di Sky Uno, che già con la nona edizione di X Factor si era appiattito, giocando su campi sicuri (come la richiesta piaciona agli stranieri di esagerare il loro italiano stentato, Skin o Bastianich che fossero), con conseguente riduzione dell’hype per le singole puntate. La gara culinaria dal pubblico più variegato di sempre, in conclusione, mantiene intatto il suo successo, ma riduce nettamente quell’aura di intoccabilità che lo caratterizzava.
MasterChef Italia [Italia 2015-2016] IDEATORE Frank Roddam.
CON Carlo Cracco, Bruno Barbieri, Joe Bastianich, Antonino Cannavacciuolo.
REGIA Umberto Spinazzola. PRODOTTO DA Magnolia, Endemol. RETE Sky Uno, Cielo.
Cooking Show/Talent show, durata 70 minuti (puntata), edizione 5.