Nostalgia di chiarezza
Sulla copertina de L’illusione della terraferma l’Ispettore Marmo fuma defilato una sigaretta appoggiata alle labbra. Il suo sguardo è scettico, lontano, schivo, ad un passo dalla rassegnazione. I suoi piedi sono fermi su una Sardegna stilizzata, ritagliata come un piccolo pezzo di puzzle, un segmento di un’idea di mondo che sta implodendo. L’ombra di Marmo non va oltre i suoi confini, all’interno del graphic novel più e più volte i suoi occhi guardano il mare come guardassero un muro, oltre il quale non si può andare.
È proprio dal mare che arriva il cadavere su cui si apre l’opera, siamo nella zona del Sulcis, gli anni sono quelli dell’era fascista. Ha la testa mozzata e le indagini si concentrano tutte sugli abiti poveri da pescatore e un tatuaggio di un polpo anomalo di cui i colleghi notano immediatamente le stranezze. Irriconoscibilità (del volto), esteriorità (gli abiti), distorsione (il tatuaggio), nel primo cadavere c’è già la sintesi del modo con cui Marmo guarda alla realtà e soprattutto all’ideologia fascista che alla realtà vuole sovrapporsi. Le indagini che condurranno a smascherare un dirigente fascista procedono con cautela e fiacchezza, il senso della giustizia in Marmo punta nella giusta direzione ma come intorpidito, cosciente di essere un pesce piccolo contro la corrente del fiume della Storia che pesci ben più grandi di lui assecondano comodamente e senza molto sforzo. Non è del resto il “giallo” a spingere il motore del racconto, quanto invece la nostalgia centrifuga del protagonista che, attraverso amicizie scomode, tradimenti galanti e un ambiente familiare dove la guerra e gli omicidi sono resi innocui e trasformati in gioco per il giovane figlio, mostra un’incontenibile urgenza di uscire fuori dal tracciato e chiudere le orecchie alla vana retorica imperante. Ne esce un personaggio ricchissimo di sfumature nonostante la poca variabilità delle sue espressioni corporee, come ammette lo stesso Gabos nella postfazione dedicata al luogo ritratto e alla costruzione dei personaggi. Il suo lungo impermeabile lo rende ermetico alle influenze esterne, da cui la sua lucida e cupa razionalità, e lo inserisce figurativamente in maniera perfetta nelle inquadrature sceltissime, assolate e geometriche di Gabos. Sono tagli visivi che assomigliano ai campi lunghi di Antonioni, comunicando le stesse sensazioni vertiginose ed esistenziali. E poi i toni scelti, pastelli desaturati, autunnali, nuvolosi, accostano le tavole alle opere di Sironi e degli altri artisti attivi nel ventennio, rendono evidenti le profonde ricerche di Gabos, grazie alle quali questa pubblicazione può inserirsi come un tassello prezioso tra le numerose opere che cercano di comunicare emozionalmente quel periodo storico.
L’illusione della terraferma [Italia 2015] TESTO E DISEGNI Otto Gabos.
EDITORE Rizzoli Lizard, 150 pp., 17 euro.