Crolli
Collocandosi altrove rispetto alle tendenze binge di molta serialità odierna, Vinyl arriva con un pilot che svolge la classica funzione di presentazione scintillante di un progetto che trasuda prestigio fin dai nomi coinvolti (HBO, Scorsese e Winter, già uniti per Boardwalk Empire, George Mastras, da Breaking Bad, Mick Jagger).
L’episodio stabilisce le basi della serie – 1973, nell’universo discografico newyorchese reduce da un’ascesa formidabile – con un impressionante carico di azione. In particolare, l’episodio avvia due linee narrative di crisi che hanno al centro il protagonista Richie Finestra, un egregio Bobby Cannavale, proprietario della fittizia casa discografica American Century. La storyline affaristica e quella thriller riecheggiano l’una nell’altra, nel nome dell’atmosfera di decadenza e morte che pervade il momento storico in cui il settore musicale, dopo aver portato al massimo splendore il rock’n’roll in ogni sua forma, si trova a cadere sotto il peso di eccessi, cinismo e spregiudicatezze spinte oltre ogni limite. La prima e più interessante – il tentativo di vendita della American Century alla multinazionale Polygram – mostra con precisione come il periodo di massima creatività musicale del passato recente andasse a braccetto con corruzione, imbrogli e malavita. La seconda è inevitabile conseguenza della frizione grottesca tra necessità di sopravvivenza e perdita del controllo come paradigma della costruzione industriale di icone di grandezza e glamour, edificato su dinamiche e persone troppo traballanti per reggerne il peso. Se spiccano diverse soluzioni visive e dialoghi brillanti (l’uso della musica e delle performance come contrappunto a volte diegetico a volte a parte, le riprese notturne, le perle di cinismo e sarcasmo di Finestra e soci), dal punto di vista narrativo ogni tanto qualcosa inciampa, come la facilità con cui l’aspirante executive interpretata da Juno Temple riconosce ed etichetta il nichilismo insito nel neo-arrivato punk, o la tensione fin troppo lineare tra Richie, Devon e una ricercata ordinarietà familiare.
Accanto alla cura logistica e alla regia vivace di Scorsese, contribuisce alla suggestione l’affastellamento di nomi gettati nel discorso, in un mix accattivante tra mitologie reali e inventate: tra i tantissimi citiamo gli Andy (Warhol) e Lou (Reed) evocati dall’amica di Devon, indizi che la definiscono come ex Factory girl, unica concessione alla finora povera caratterizzazione della signora Finestra. Vinyl sembra muoversi tra la raffinatezza tipica della serialità HBO e l’intenzione di evitare ogni ambiguità, come sottolinea l’ultra metaforico finale (ispirato a un fatto realmente accaduto), così conclusivo da lasciare soddisfatti e rendere difficile indovinare i toni del resto della stagione.
Vinyl [id., USA 2016] IDEATORI Terence Winter, George Mastras, Rich Cohen, Mick Jagger, Martin Scorsese.
CAST Bobby Cannavale, Olivia Wilde, Max Casella, P.J. Byrne, Juno Temple, Ato Essandoh, James Jagger.
Drammatico, durata 112 minuti (pilot).