SPECIALE DALTON TRUMBO
La penna dietro al mito
La trama di questo film, divenuto un classico del cinema ed entrato meritatamente nella National Film Registry americana alla fine del secolo scorso, è arcinota a tutti. Anna, giovane principessa di una misteriosa nazione occidentale, sta facendo un viaggio istituzionale nelle capitali europee, ma è insofferente per la serrata scaletta di doveri politico-istituzionali che deve affrontare.
La genuina curiosità di conoscere il mondo e quel pizzico di ribellione che contraddistinguono tutti i giovani che si affacciano agli obblighi della società “adulta” purtroppo per lei decidono di palesarsi con il più inopportuno dei tempismi: dopo l’ennesima cena di gala, interpretando forse troppo letteralmente quanto consigliatole dall’entourage, decide di immergersi nella frizzante quotidianità che vede scorrere dalla finestra dell’ambasciata che la ospita. E siccome non c’è luogo migliore di Roma per assaporare la dolce vita, i risultati non potranno essere che disastrosamente spumeggianti. Considerato da molti come il miglior spot promozionale mai girato per la città eterna, il film ha consacrato nell’immaginario collettivo universale alcuni dei luoghi più suggestivi della nostra capitale così come il mito della Vespa (una delle icone del design italiano e per questo esposta permanentemente al MoMa di New York). Dal punto di vista strettamente cinematografico ha il merito invece di aver fatto conoscere alle platee mondiali il talento genuino e la bellezza raffinata della Hepburn, che proprio per l’interpretazione della moderna Cenerentola di Vacanze romane vinse addirittura la pregiata statuetta dell’Academy. Anticipando di fatto di qualche decennio il recente trend di rivisitazione cinematografica del patrimonio fiabesco tradizionale, Vacanze romane capovolge completamente i canoni della storia romantica: se da un lato ne conserva i tratti sentimentali convenzionali, dall’altro mostra chiaramente che le iniziali intenzioni cavalleresche del giornalista americano con l’occasione ghiotta si tramutano presto in interesse professionale. Condizioni insomma che dipingono con crudo realismo quanto sia difficile anche per l’Amore riuscire a conciliare le dimensioni sociali difficilmente assimilabili dei protagonisti (e, ben cinquant’anni dopo, coloro che ci sono riusciti – vedi gli attuali sovrani di Spagna – dimostrano puntualmente quanti colossali rospi occorra ingoiare per non far naufragare un’unione tanto coraggiosa quanto mediaticamente sovraesposta). Un destino agrodolce che permea non solo la lovestory cinematografica di Anna e Joe ma anche le vicissitudini di chi per primo li ha immaginati nel soggetto, nientemeno vincitore di un Oscar: Dalton Trumbo, osannato al cinema ma – come racconta il film di Jay Roach in sala in questi giorni − a lungo perseguitato dal Comitato per le Attività Antiamericane per l’affare degli Hollywood Ten.
Vacanze romane [Roman Holiday, USA 1953] REGIA William Wyler.
CAST Audrey Hepburn, Gregory Peck, Eddie Albert, Margareth Rawlings.
SCENEGGIATURA Ian McLellan Hunter, John Dighton (tratta dal soggetto di Dalton Trumbo). FOTOGRAFIA Frank Planer, Henri Alekan. MUSICHE Georges Auric.
Sentimentale/Drammatico, durata 118 minuti.