SPECIALE DALTON TRUMBO
Fuga d’amore
Un bambino è esaltato dalle armi, ma non è capace di fare del male ad una mosca; viene comunque condannato al riformatorio per il furto di una carabina. Ormai adulto (John Dall), continua ad amare pistole e fucili e ad essere incapace di usarle per fare del male. Incontra in un circo una pistolera (Peggy Cummins), solo all’apparenza sicura di sé: inevitabile la fuga d’amore, che presto però assumerà i contorni tragici della fuga dalla legge.
Dalton Trumbo, già in esilio in Messico e che si firmò con lo pseudonimo Millard Kaufman, si cimenta con La sanguinaria nel noir, scrivendo – insieme a Kantor Mckinlay – un copione basato sull’archetipo delle fughe d’amore che si trasformano in una discesa nell’inferno della criminalità (alla Bonnie e Clyde, per intenderci). Lo fa con estrema essenzialità, delineando con abilità i caratteri quel tanto che basta per non renderli monodimensionali e anonimi, e senza appesantire con aspetti secondari e approfondimenti una trama che scorre così in maniera estremamente lineare, quasi ellittica nel suo procedere – le frequenti dissolvenze lo dimostrano – e che trova nella regia altrettanto essenziale e ruspante di Joseph H. Lewis l’ideale per essere esaltata. Ne esce così un noir che sotto ogni suo aspetto si dichiara un “b-movie”, ma che garantisce le giuste dosi di tensione, “cattiveria” e romanticismo, regalando almeno tre o quattro sequenze memorabili e più di un momento d’alto livello, pur forse risentendo complessivamente più di altre pietre miliari del genere i decenni trascorsi (spiccano, per esempio, il finale tragico, amaro e romantico nelle nebbie, oppure il piano sequenza della rapina). In un film però che per la sua linearità ed essenzialità dà molta importanza ai dettagli, colpiscono anche i modi con cui Lewis esalta certi particolari: si vedano il primo piano sul pugno che si chiude del protagonista bambino nella scena del puma, o l’espressione del suo volto nel momento decisivo dell’uccisione del pulcino, mentre il sorriso un po’ di spavento e un po’ d’eccitazione della protagonista durante la fuga in macchina merita di entrare in un’ipotetica antologia delle “femme fatale”. La sanguinaria è un film di maniera che esalta alla perfezione le caratteristiche principali di questa maniera: dalle atmosfere sporche e piovose esaltate dai giochi di luce di stampo espressionista, alla morbosità del contesto e delle vicende fino alla figura della femme fatale. Che è però più stratificata di quanto si possa pensare: è vero che è lei la burattinaia della vicenda, ma è altrettanto vero che prova sincero amore per il protagonista (cosa non così ovvia nel genere) e che agisce soprattutto per paura e debolezza psicologica che per reale malvagità. Oltre ad essere un noir con tutte le carte in regola, è anche un disperato, torbido e romantico melodramma.
La sanguinaria [Deadly is the Female, noto anche come Gun Crazy, USA 1949] REGIA Joseph H. Lewis.
CAST John Dall, Peggy Cummins, Harry Lewis, Anabel Shaw, Russ Tamblyn.
SCENEGGIATURA Dalton Trumbo, Kantor McKinlay. FOTOGRAFIA Russell Harlan. MUSICHE Victor Young.
Noir, durata 86 minuti.