Questione di traduzioni
Haru, studentessa adolescente, mentre passeggia con un’amica, salva un gatto che sta attraversando la strada proprio mentre sopraggiunge un camion. Poco dopo scopre di aver salvato il principe del Regno dei gatti e che la aspettano grosse ricompense, direttamente da parte del re. Uno dei gesti di ringraziamento è la decisione di farle sposare proprio il gatto che ha salvato per strada.
La prima regia di un lungometraggio a opera di Hiroyuki Morita mostra tutta la sua esperienza come animatore dello Studio Ghibli: animazioni fini e dettagliate, sfondi pastello, ambientazione evocativa di un’astrazione temporale completa e personaggi inquadrati nelle loro vite quotidiane. Se l’aspetto visivo e narrativo non deludono i più affezionati, i nuovi spettatori potrebbero sorprendersi sia dal pudore che dalla compostezza dei gesti dei protagonisti, che vengono però affrancati nel finale, con la redenzione di Haru che, didascalicamente, nel giro di una notte è passata da bambina a donna. Al di là delle considerazioni tematiche, La ricompensa del gatto pone di fronte a un inesorabile (almeno per la sottoscritta) ostacolo: quello linguistico. La questione è che i dialoghi della versione italiana sono quanto di più lontano esiste dalla naturalezza dei personaggi, finendo con il divenire ridicolo e caricaturale nell’uso di termini arcaici e lemmi al limite della curiosità etimologica. Nella versione anglofona, invece, la problematica dei diversi livelli espressivi (corrispondenti a differenti stati mentali dei personaggi) è stata risolta con accenti di varie provenienze: british per Baron, slang americano per il re, per esempio. Vero è che il giapponese è una lingua particolarmente ricca di formule a seconda dei diversi livelli di formalità, ma non tutti parlano giapponese e la varietà linguistica nipponica dovrebbe ritrovarsi negli arcaismi del doppiaggio italiano. Sorge quindi qualche dubbio di fronte a questa operazione anche se sprovvisti dei mezzi per approfondirla, perché è un peccato che una chicca animata come La ricompensa del gatto venga commentata da sbuffi ironici e risatine sotto i baffi da parte del pubblico. Per chi volesse, ovviamente, tutta la questione linguistica è ampiamente commentata online. Quel che conta è che la fruizione contemporanea è pesantemente inficiata da questo inghippo distributivo. Mentre tutte le altre creazioni dello Studio Ghibli rimangono più fruibili, questo film ne esce particolarmente caricaturizzato. Ciò comunque non toglie niente al risultato visivo, che costruisce un’atmosfera delicata e coinvolgente, al livello della filmografia a cui il regista ha collaborato nel corso degli anni.
La ricompensa del gatto [Neko no ongaeshi, Giappone 2002] REGIA Hiroyuki Morita.
CAST (DOPPIATORI ORIGINALI) Chizuru Ikewaki, Aki Maeda, Takayuki Yamada, Yoshihiko Hakamada.
CAST (DOPPIATORI ITALIANI) Margherita De Risi, Andrea Lavagnino, Eva Padoan, Ilaria Stagni.
SCENEGGIATURA Aoi Hiragi, Reiko Yoshida. MONTAGGIO Megumi Uchida. MUSICHE Yuji Nomi.
Animazione, durata 75 minuti.