“Chi cambia canale è… un Nicola Savino”
Quando si tratta di Festival di Sanremo l’importante è parlarne, specchio come è dello status rei publicae (i nastri arcobaleno). In questa 66a edizione c’è una novità, un luogo fisico in cui mettere in ordine le critiche, il DopoFestival, che dopo otto anni di assenza, torna prepotentemente – si vedano gli ascolti del programma, oltre il 40%. Se il Festival di Sanremo è tradizionale, didascalico e classico, il DopoFestival, secondo Carlo Conti, per funzionare avrebbe dovuto essere non tradizionale, di rottura, contro tutte le liturgie care a Rai Uno.
La scelta di Nicola Savino, un conduttore radiofonico e televisivo – interessante il fatto che sarà proprio lui poi a far girare le canzoni in radio – e della Gialappa’s Band (Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci, noti per Mai dire Gol), sembra dunque la più giusta: è un gruppo di lavoro consolidato (Quelli che il calcio) che riesce a completarsi per realizzare un programma social (forse anche troppo poco), moderno e brioso, forse lontano dall’idea originale. La puntata, che mescola sketch comici, grazie a Max Giusti (Elton John, De Gregori, Bono Vox e Massimo Ranieri), momenti di critica con interviste e incursioni di ospiti (Laura Pausini, Antonino Canavacciuolo), è “un foglio bianco” che richiama a sé cantanti e giornalisti, come in una sorta di conferenza stampa (nonostante la polemica secondo cui i giornalisti non hanno il tempo di fare domande e quindi l’annosa questione del “al centro deve esserci la musica”). In Villa Ormond, troppo tardi e mai alla stessa ora, si riuniscono, come intorno ad un falò, per farsi mettere sulla brace i 20 campioni, i giovani, Madalina Ghenea e Gabriel Garko, valletti di questa edizione. Tre delle voci comiche più conosciute si uniscono a una delle personalità più “nuove” della tv che si è fatta strada nelle reti, sgomitando poco. La dinamica che si instaura è quella di una gita, in cui i ragazzacci dalle lingue biforcute si prendono gioco di tutto, anche del conduttore, continuamente “bullizzato”. La conduzione posata e a volte zoppicante di Savino – abituato a fare la spalla nella sua carriera, sia con Linus alla radio che in tv con Simona Ventura – combacia con l’ironia sagace e ficcante dei Gialappi, sempre pronti a pungolare i malcapitati. La Gialappa’s, disturbatori impenitenti, riassumono la puntata con gli highlights in cui commentano i momenti salienti, pronti a prendere in giro, ridere di/con/per gli errori dei poveretti. Grazie ad un traino non indifferente, quello della serata festivaliera, e ad un altro “festival” – quello sui social (il vestito di Deborah Iurato, il rossetto “Fragola” di Lorenzo, la “preoccupazione” per l’assenza di Beppe Vessicchio) – il DopoFestival, prodotto sui generis, a metà tra Mai dire Gol e un programma di musica, risulta essere un buon ritorno che in virtù di una strana alchimia porta a casa il risultato.
DopoFestival [Italia 2016] PRESENTATORE Nicola Savino.
CON Gialappa’s Band, Max Giusti. PRODUTTORE Rai.
Intrattenimento, durata 50 minuti circa.