Strade e limiti
Due ragazzini scappati di casa attraversano un campo ripetendo, per gioco, una serie di parolacce sempre più scurrili; a un certo punto davanti a loro appare un lunghissimo recinto di filo spinato, posto su quello che è un misterioso confine. I due giovani ragazzi lo oltrepassano e proseguono il loro percorso. Dopo qualche metro trovano un “oscuro oggetto del desiderio” completamente incustodito: l’automobile dello sceriffo. Riescono a metterla in moto, ignari di quello che gli accadrà.
Jon Watts – dopo il più o meno discusso Clown – costruisce, con il suo secondo lungometraggio, un road thriller dove è il concetto di soglia a formare l’identità del film. Si ha l’impressione di trovarsi infatti di fronte a un viaggio in cui tutti vanno da nessuna parte e in cui ciò che conta è attraversare o percorrere un ideale limite. Sì, è vero, è un film che forse ha qualche problema di troppo con la sospensione del suo finale; la sensazione è quella di trovarsi di fronte a un pilot di una serie tv, ma bisogna necessariamente ammettere anche che i temi trattati sono concepiti con la giusta dose di sapienza: nonostante la scrittura episodico-televisiva prenda un po’ il sopravvento, c’è tutto quello che ci deve essere e le scelte che Watts compie sul piano della messa in scena non sono per niente banali (prendete come esempio lo splendido carrello che accompagna i due giovani protagonisti in una delle scene iniziali). I due ragazzi, la loro voglia di libertà, il loro desiderio di vivere un’avventura rischiosa e che possibilmente non abbia mai termine, si scontrano con il limite, rappresentato da una legge che esiste solo come simbolo vacuo di una società che mantiene sempre più nascosto il caos che la permea. Inoltre, è anche l’assenza di figure paterne (i due ragazzi ci fanno sapere che uno vive con la nonna e l’altro con la madre e il suo compagno) a dare profondità all’interazione tra i vari personaggi, in quanto questa mancanza diviene uno dei temi portanti dell’intera vicenda. E poi c’è uno strano vuoto: non ci è dato sapere le motivazioni che portano ogni personaggio a comportarsi in una determinata maniera, non ci è dato conoscere il perché lo sceriffo si trovi coinvolto in fatti di droga e del perché un uomo sia morto e l’altro sia nel bagagliaio della sua macchina. Non siamo al corrente nemmeno del motivo per il quale i due ragazzini fuggano di casa; ma forse è solo per la loro situazione familiare. Insomma, ciò che importa è imboccare una strada. E alla fine ciò che conta non è dove porta, ma il modo in cui la si percorre.
Cop Car [Id., USA 2015] REGIA Jon Watts.
CAST Kevin Bacon, James Freedson-Jackson, Hays Wellford, Camryn Manheim, Shea Whigham. SCENEGGIATURA Jon Watts, Christopher Ford. FOTOGRAFIA Matthew J. Lloyd, Larkin Seiple. MUSICHE Phil Mossman.
Road Movie/Thriller, durata 88 minuti.