Dio salvi Re Richard
La seconda stagione di Galavant apre con un numero musicale che preannuncia felicemente come lo spirito dissacratorio e goliardico della serie non si sia affatto esaurito, annunciando non solo il proseguimento delle avventure dell’eroe per ritrovare la sua Isabella, ancora prigioniera in una casa delle bambole, ma anche la presenza di una serie di cammei che “[…] who’ll cost the network a fortune” (come cantato nel brano di apertura di stagione).
Ora, accompagnato dalla sua nemesi, il goffo, vergine e complessato ex re Richard, detronizzato dalla sua bella Madalena e dal suo (non più) così fido compare d’armi Gareth, Galavant è alla ricerca della sua amata prima che la principessa “dalle origini etnicamente confuse” venga data in sposa al viziato cugino. Undicenne. Perché Galavant è la fiaba fantasy demenziale che risponde alle domande di un pubblico smaliziato, sì, ma cresciuto a pane e Disney, e che ha sempre conservato nel cuore una ridda di domande: ma davvero la principessa deve aspettare il suo principe? E se la regina cattiva, più che cattiva fosse proprio una str… stra-antipatica arrivista? E il cattivo è davvero così cattivo o si trascina dietro un complesso di inferiorità perché alla sua età il padre massacrava il suo primo villaggio, mentre a lui il sangue, ecco, fa un po’ impressione? Se nella prima stagione la vicenda si incentrava sul tentativo di Galavant di riscoprire la sua essenza eroica, qui la parte del leone è detenuta dallo sviluppo del sovrano esiliato e villipeso, Re Richard. Un impressionante Timothy Omundson duetta perfettamente in canzoni dal ritmo disneyano e dalle parole tutt’altro che zuccherine. Il musical si riconferma una parte importante della serie, ma non la più importante, lasciata ai tempi comici e alla recitazione della coppia che svetta su tutte, cioè l’eroe e la sua nemesi, costretti a collaborare. Mallory Jansen e Karen David, la parte femminile del cast, risultano forse un po’ sottotono rispetto a quanto ci aveva abituato la prima stagione, ma con l’avvicinarsi del finale le imperfezioni si limano fino ad un entusiasmante “catfight” che scarica la storia del perdono come atto d’amore direttamente in mare aperto. A dispetto di chi prevedeva un calo di qualità, Galavant si riconferma un’irriverente ma non sboccata, cinica ma non crudele, bislaccamente romantica ma non stucchevole boccata d’aria fresca nel mondo delle serie tv.
Galavant [id., USA 2015] IDEATORE Dan Fogelman.
CAST Joshua Sasse, Timothy Omundson, Mallory Jansen, Karen David, Vinnie Jones.
Commedia/Musical/Avventura, durata 22 minuti (episodio), stagioni 2.