SPECIALE CARLO VERDONE
Resa dei conti
Al suo ottavo film Carlo Verdone alza il tiro e fa centro con Compagni di scuola, che accentua il tono “malincomico” espresso già nell’ottimo Borotalco, nel gradevole ma più esile Acqua e sapone e nel sottovalutato Io e mia sorella, facendone il perno di un racconto corale che diventa ritratto generazionale.
Un gruppo di ex compagni di scuola si ritrova, alla soglia dei 35 anni, cioè l’età in cui (perlomeno trent’anni fa) si potevano già tirare le somme e fare qualche bilancio, per una rimpatriata, organizzata nell’elegante villa di una di loro. Protagoniste della serata sono però le nevrosi, le insoddisfazioni, le illusioni e le problematiche degli ex amici: questioni relative ai soldi, alla solitudine, alle pieghe sbagliate prese dalla vita e ai rapporti o mai sbocciati, che trovano nell’occasione un illusorio spazio per esistere, o sprecati. L’affetto e la complicità lasciano spazio a ripicche, vigliaccherie e meschinità, e i rapporti d’amicizia sinceri sono pochi (ma ci sono, merito degli sceneggiatori che così non hanno ritratto una situazione troppo grigia per essere credibile). È un film pervaso da un senso, quasi tangibile, di fallimento e di infelicità; potremmo dire di morte (significativamente citata ricordando il compagno che non c’è più), non fisica ma certamente dell’anima. Verdone tratteggia, con i fidi De Bernardi e Benvenuti in fase di script, questo ritratto partendo dalla descrizione di un malessere e di un disadattamento intimo e sentimentale, vera essenza del suo cinema ed evidente nel personaggio da lui interpretato, Er Patata, che sembra l’insicuro protagonista di Borotalco ripreso dopo il matrimonio. Il cinema del comico romano non è mai stato dichiaratamente sociale e di costume, ma certamente l’incapacità di vivere e il malessere sentimentale della sua maschera tipica sono segni evidenti di un disagio più vasto e di un’infelicità diffusa. Nel caso di Compagni di scuola la voglia di fare un punto generazionale è evidente più che altrove; basterebbe citare la spietata affermazione (“non voglio diventare come voi”) della giovane malcapitata ragazza per capire come le conclusioni tirate siano acri e spietate, nonostante l’approccio del regista sia – al solito – più fatalista che davvero cattivo, caratterizzato da una certa vicinanza alle sventure dei personaggi (con l’eccezione del sottosegretario interpretato da Ghini e del “burlone” magistrato interpretato da Benvenuti). Compagni di scuola è uno specchio davanti a cui una generazione si osserva, e purtroppo per lei non è uno specchio deformante. Per questo è anche un film in cui gli evidenti pregi mettono in secondo piano alcuni innegabili difetti (non tutti i personaggi sono approfonditi allo stesso modo, e alcuni sono troppo stereotipati). L’idea è venuta a Verdone e a Christian De Sica, realmente compagni di liceo, da una loro reunion di classe.
Compagni di scuola [Italia 1988] REGIA Carlo Verdone.
CAST Carlo Verdone, Eleonora Giorgi, Nancy Brilli, Massimo Ghini, Christian De Sica, Athina Cenci, Alessandro Benvenuti, Maurizio Ferrini.
SCENEGGIATURA Piero Benvenuti, Leo De Bernardi, Carlo Verdone. FOTOGRAFIA Danilo Desideri. MUSICHE Fabio Liberatori.
Commedia/Drammatico, durata 110 minuti.