The game is still on
E.T. – L’extraterrestre è canonicamente definito come il peggior videogioco di tutti i tempi. Per la compagnia statunitense Atari il 1983, anno di uscita del videogioco, ha significato l’inizio di un lungo declino. Simbolicamente, l’azienda seppellì le confezioni invendute vicino ad Alamogordo, nel New Mexico. O almeno così narra la leggenda. Il regista Zak Penn incontra i protagonisti di quell’avventura videoludica mentre cerca di scoprire la verità celata dal mito.
Le definizioni che sono state date del cinema documentario sono molto variegate, ma tutte fanno riferimento a una tendenza al mostrare la verità, e svelarla, in certi casi. Questo è esattamente quello che fa Atari: Game Over. Apertamente indirizzato a un pubblico dalle abitudini ben definite, il film è stato distribuito sulle piattaforme Xbox, per poi di fatto attirare una vasta gamma di persone che, a vari livelli, sono a conoscenza del mistero. Il regista si fa portavoce di un’intera generazione e chiede la verità riguardo a una leggenda metropolitana che più pop non si può. Il documentario è un grido nazionalpopolare, colmo di nostalgia che travalica i confini tra consumatori appassionati e freddi imprenditori, poiché tutti si scoprono affezionati a un’epoca a cui non possono che guardare con il cuore pieno di gioia. L’influenza culturale che i giochi Atari hanno avuto, soprattutto negli Stati Uniti, è rappresentata non solo nella folla che circonda gli scavi e non solo dai commenti che, dopo tutto, graziano il titolo più bistrattato del catalogo Atari, ma anche dai più piccoli, cresciuti circondati da un mito perpetrato dai genitori come un’aura di un’epoca arcadica. I fondatori dell’azienda si prestano a questo scavo nel passato, così come l’ideatore stesso di E.T., che non si sottrae al pubblico ludibrio. L’excursus sulle vicende imprenditoriali accompagna il racconto delle ricerche contestuali, ricordando tutta una serie di elementi concorrenti che hanno provocato il declino e la chiusura dell’azienda. Correlato anche da dati e nozioni tecniche, però, il film non si perde in statistiche e numeri, mantenendo la tensione alta lungo tutta la sua durata, esaltando il lato umano in ogni domanda fatta, in ogni azione mostrata. Zak Penn riconosce la potenza che il trasporto emotivo può avere e ne approfitta (giustamente), regalando una breve corsa all’oro mitopoietica. Così facendo, riduce tutti a una stessa base comune in cui, come in una moderna avventura interattiva, siamo tutti alla ricerca di qualcosa che non c’è più. O forse c’è ancora, ma è solo nascosta.
Atari: Game Over [id., USA 2014] REGIA Zak Penn.
CAST Zak Penn, Joe Lewandowski, Manny Gerard, Nolan Bushnell, Seamus Blackley.
SOGGETTO Zak Penn. FOTOGRAFIA Eric Zimmerman. MUSICHE Stephen Endelman.
Documentario, durata 66 minuti.