Un film sbagliato
Amy Ryan è una studentessa fuori corso di astrofisica che ha una relazione con il suo ex professore Ed Phoerum. Anche se i due si amano follemente, sono costretti a vivere la loro storia a distanza perché l’uomo ha una famiglia in un’altra città. E anche quando il professore morirà di cancro, la ragazza – fino ad allora ignara della malattia −, continuerà a ricevere messaggi, video-lettere e pacchi postali da parte sua.
Risulta evidente che con un soggetto così costruito, Giuseppe Tornatore abbia voluto fare del suo nuovo lavoro, La corrispondenza (tratto dal proprio romanzo omonimo), un melodramma intricato e passionale, a suo modo classico nel raccontare una storia d’amore strana, impossibile e travolgente, che tiene insieme argomenti forti quali la morte, il lutto e la crescita. Dunque, un film romantico “all’antica”, ma al tempo stesso aggiornato alle nuove tecnologie (i protagonisti usano spesso iPhone, computer e Skype). Elementi che, insieme a uno svolgimento basato quasi tutto su due personaggi distanti, rendono il progetto molto rischioso e delicato, in cui il confine tra capolavoro originale e Harmony artificioso è assai labile. E purtroppo, l’opera rientra nella seconda categoria. Infatti, il film risulta falso dalla prima all’ultima sequenza, non tanto per la trama in sé, ma soprattutto per il modo del tutto sbagliato con cui viene gestita. A fronte di una regia quasi tenue e di una colonna sonora di Morricone meno invadente del solito, vi è una sceneggiatura con troppa retorica ed elementi superflui. Se i dialoghi e i monologhi pretendono di essere poetici quando in realtà risultano prevedibili e posticci nelle loro metafore, il racconto è appesantito da simbolismi stucchevoli e inutilmente didascalici (vedi la statua e lo spettacolo delle ombre). Un copione che viene inoltre diretto in modo lento e prolisso da un Tornatore che si sofferma su dettagli ridondanti (per esempio i piedi di Amy durante la finta impiccagione) e interpretato da due attori (Jeremy Irons e Olga Kurylenko) poco convincenti, soprattutto la seconda, eccessivamente sopra le righe rispetto al resto della messa in scena. Ma anche a livello visivo l’opera non è riuscita, soprattutto a causa di un digitale usato malissimo, specialmente quando serve a inquadrare gli elementi naturali, che sembrano provenire direttamente dallo schermo in standby di un vecchio computer. La corrispondenza è quindi un lavoro fallimentare, sulla carta affascinante ma poco controllato nella sua realizzazione. Un peccato, perché rifare un tipo di cinema “antico” con mezzi moderni era un progetto interessante e ambizioso, ma da portare avanti con più consapevolezza e meno retorica di quelle presenti.
La corrispondenza [Italia 2016] REGIA Giuseppe Tornatore.
CAST Jeremy Irons, Olga Kurylenko, Simon Anthony Johns, James Warren.
SCENEGGIATURA Giuseppe Tornatore. FOTOGRAFIA Fabio Zamarion. MUSICHE Ennio Morrricone.
Drammatico, durata 116 minuti.