Il peso della notorietà
Chi non conosce Zerocalcare? Negli ultimi anni, con uno stile riconoscibile e accattivante, ha avvicinato molti insospettabili al mondo dei fumetti. La vita vissuta, senza esaltazioni immaginarie o velleitarie ambizioni, è sempre stata la sostanza delle sue storie e in quest’ultimo lavoro che raccoglie cose già pubblicate sul blog e segmenti inediti che fanno da collante, cornice e contesto, viene fuori un tema pressante e, crediamo, gravoso: la responsabilità dopo il successo.
Come non tradirsi? Come non deludere gli amici, la famiglia, il quartiere in cui si è cresciuti? Come raccontare la notorietà a chi ti ha sempre considerato un vicino di casa, un tuo pari? Tutto ciò ha un peso e un ansiosa instabilità congenita che Zerocalcare, nel suo L’elenco telefonico degli accolli, rappresenta in una colonna di scatole e oggetti impilati che è costretto a portare in equilibrio lungo il cammino verso Monte Fato. Un camminare che è vivere e rischiare ad ogni passo di scivolare e rompere ogni cosa, come su un sentiero ricoperto di uova, altro simbolo riuscitissimo. A camminare con lui è l’Armadillo, alter ego dei suoi arrovellamenti psicologici, presente ogni volta che si tratta di ragionare o di interrogare sé stessi. E di ragionamenti ce ne son molti, sembra quasi di leggere una guida alla razionalità di strada per chi si domanda come reagire ai piccoli eventi quotidiani, dalla chiamata della mamma in difficoltà con le nuove tecnologie, a chi ti fissa sui mezzi pubblici, dai tartassamenti dovuti all’essere sempre reperibile online e al rimandare gli impegni, le noie, la soluzione dei problemi e godersi la pace, il relax e magari una delle serie tv a cui vi sono molteplici richiami. La cornice inedita arricchisce, e di molto, le storie già ben note al pubblico, le inserisce in un percorso autobiografico più cosciente, che brilla di sincerità mostrandosi senza filtri, tranne quelli della privacy simpaticamente posti qua e là. Le storie assumono così quasi un tono di pensieri o ricordi, venuti alla mente per caso durante il cammino, pescando dentro di sé, e non appaiono più scollegati di quanto lo siano gli argomenti di una buona chiacchierata tra amici. È una riflessione che si fa ora cupa e abbattuta, ora insofferente e riottosa, tra il sarcasmo, la parodia e una buona dose di oggettività che lo porta in fin dei conti ad accettare il proprio fardello e a riconoscere la necessità di non doverlo far pesare troppo sul prossimo che ha già il suo bel peso sulle spalle. Siamo quasi ad un’opera morale? Forse, ma con leggerezza, divertimento e istanti sublimi: la gallina della vita, la citazione spiazzante dei colossi della Cultura Occidentale, la corda di sicurezza che lo tiene come un astronauta legato alla navicella, dandogli libertà di spaziare entro il limite che permette di non perdersi nel vuoto.