SPECIALE WESTERN CONTEMPORANEO
Western indipendente
Nel 1845, durante i primi giorni dell’Oregon Trail, una carovana di tre famiglie assume Stephen Meek per accompagnarli verso le montagne. La scorciatoia proposta dalla loro guida, costringendoli a un percorso più lungo del previsto attraverso sentieri deserti, porterà il gruppo a far vacillare le certezze sulle buone intenzioni di Meek e, soprattutto, sulle proprie effettive possibilità di sopravvivenza.
La mitologia del western in quanto narrazione codificata, la retorica rituale del mito della Frontiera, l’epopea eroica dei fondatori negli oscuri territori dei nativi americani, così come siamo stati abituati a pensarle grazie alla serialità del genere, perdono nel film di Kelly Reichardt tutta la loro granitica certezza, per trasformarsi in un racconto di sottile logoramento, scarnificazione impercettibile del codice, messa in discussione dei valori portanti di un racconto di conquista. Certo, in Meek’s Cutoff il minuto soggetto di partenza ugualmente pulsa dei riferimenti a un momento chiave per il rovesciamento del genere, quello degli anni Settanta, ma a colpire più di ogni altro aspetto, in maniera inedita e davvero contemporanea, è l’approccio che la Reichardt riserva alla materia visiva: un sacrificantissimo 1:33 che nega alle location la loro spettacolarità, rilega la figura umana sullo sfondo per lunghi minuti e, soltanto da metà film, le concede di affacciarsi stabilmente in primo piano sull’inquadratura; una scansione dei tempi distesa fino all’inquietudine, antonioniana, europea; una partitura di minimalismi e particolari, visivi e sonori, dove a prevalere non è l’azione dei personaggi (un cast di stelle qui totalmente trasfigurate in direzione dell’ordinario), ma la contraddizione aperta tra il loro obiettivo – la realizzazione di un sogno di futuro in nuove terre – e il loro reale bisogno – la comprensione dell’altro, anche del proprio vicino, la fiducia che la comune migrazione dovrebbe sottendere. A dominare il film, fino all’inquadratura conclusiva, è dunque una domanda identitaria e relazionale, non solo tra coloni e nativi, ma specialmente tra uomini e donne, in una concatenazione di punti d’attenzione che certamente rivalutano il ruolo del femminile all’interno della tradizione del genere. Nei paesaggi vuoti e abbandonati di Kelly Reichardt, riecheggia la domanda di senso di un Paese ancora in cerca della verità sulla propria origine.
Meek’s Cutoff [id., USA 2010] REGIA Kelly Reichardt.
CAST Michelle Williams, Bruce Greenwood, Paul Dano, Zoe Kazan, Will Patton.
SCENEGGIATURA Jonathan Raymond. FOTOGRAFIA Chris Blauvelt. MUSICHE Jeff Grace.
Western, durata 104 minuti.