Un cinema a misura d’uomo
Proprio lo scorso anno la Tucker Film ha distribuito sei opere restaurate di Yasujirō Ozu, attivando un progetto importate per ricordare l’autore giapponese e al quale Mediacritica ha dedicato un ampio Speciale. E anche in vista di tale iniziativa è lecito chiedersi se sia rimasta o meno qualche traccia del cineasta nipponico negli autori contemporanei.
Nonostante la filmografia del regista sia unica per stile e personalità, si può affermare che oggi vi è un cinema che in modi e forme diverse segue un modello simile, sia per le sue narrazioni sia per il suo sguardo. Infatti, vi sono una serie di pellicole orientali (soprattutto giapponesi) che, come quelle di Ozu, raccontano lo svolgersi quotidiano dell’esistenza per osservare con delicatezza e profondità i complessi e stratificati rapporti tra gli esseri umani. E proprio un cineasta come Hirokazu Kore-eda sembra incarnare perfettamente questa tendenza, come dimostra anche Little Sister, il suo ultimo lavoro presentato in concorso a Cannes 2015. Il film racconta la quotidianità di Sachi, Yoshino e Chika, tre sorelle che vivono insieme nella città portuale di Kamakura. Quando queste vanno al funerale del padre conoscono Sozu, la loro piccola sorellastra, rimasta orfana di entrambi i genitori, motivo per il quale le tre ragazze la invitano a vivere da loro. La bambina accetta e inizia così una convivenza gioiosa ma comunque influenzata da un passato doloroso e indimenticabile. L’opera segue con una narrazione minimale, un ritmo rilassato e uno sguardo leggero e delicato le vicissitudini delle giovani donne, riuscendo a penetrare in profondità nella loro psicologia e tra le pieghe più sottili delle loro relazioni. Il tutto in modo graduale: qui, infatti, conosciamo le protagoniste e il loro passato senza fretta, ma con il pacato e volutamente lento svolgersi del racconto. Elementi che rendono quello di Kore-eda un cinema “umano” e “a misura d’uomo”: per l’attenzione ai piccoli dettagli quotidiani, per il tatto con cui descrive i personaggi e per quella gradualità così simile alla vita reale con cui li fa capire agli spettatori. Questo in un film che regge molto nella prima parte, ma meno nella seconda, forse troppo carica di momenti sentimentali, che rendono l’opera a tratti sdolcinata e, soprattutto, meno compatta del precedente Father and Son. Ma, nonostante ciò, il film è complessivamente riuscito e può rappresentare al meglio quel tipo di cinema “umano” che per minimalismo narrativo e delicatezza di sguardo ha forse “ereditato” il “modello Ozu”, aggiornandolo e personalizzandolo.
Little Sister [Umimachi Diary, Giappone 2015] REGIA Hirokazu Kore-eda.
CAST Haruka Ayase, Masami Nagasawa, Kaho, Suzu Hirose, Ryo Kase, Takafumi Ikeda.
SCENEGGIATURA Akimi Yoshida, Hirokazu Kore-eda. FOTOGRAFIA Mikiya Takimoto. MUSICHE Yoko Kanno.
Drammatico, durata 128 minuti.