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The Power of Love
Sulla “nostalgia di epoche mai vissute”, per riprendere il nome di uno dei gruppi di Facebook più quotati negli ultimi mesi, il cinema americano degli anni ’80 ha costruito una vera mitologia. Una potenza di fuoco irresistibile, diffusa da un manipolo di “re mida” che ha modificato l’estetica e il senso dell’entertainment presente e futuro.
George Lucas, Robert Zemeckis, Joe Dante, Ivan Reitman: rivoluzionari in grado di immaginare multiversi alternativi assurdi e ambiziosi, romantici e a loro modo “innocenti”. Per capi d’opera quali Star Wars, Ritorno al futuro, Gremlins e Ghostbusters continueremo sempre a provare una amorevole malinconia, risultato di un’abile mistura di fantasy “materico” – leggasi “che non invecchia” – e di favola fondata su una paradossale ma innegabile immedesimazione (come dice Alice Cucchetti nel suo pezzo su Il risveglio della Forza, “[I personaggi] siamo noi: Rey, Finn e Kylo Ren sono i fan di Guerre Stellari”). Nonostante l’ultimo episodio di Ritorno al futuro risalga al 1990 la saga ha continuato a vivere e a crescere, scandagliata da fan irriducibili che talvolta ne hanno fatto persino un lavoro (il sito e il merchandise ufficiale sono curati da uno dei sostenitori della prima ora). Di fronte ad un lavoro come Back in Time dunque si provano sentimenti ambivalenti: da un lato il fatto che sia stato interamente finanziato da un crowdfunding di Kickstarter rende appieno l’idea dell’energia “pop” e comunitaria della Settima Arte, dall’altro sembra impossibile che su questa trilogia ci possa essere ancora qualcosa da dire. Una sensazione destinata a durare anche durante la visione del documentario, costruito sull’alternanza di interviste (a Bob Gale, Spielberg, Zemeckis, Lea Thompson, Alan Silvestri, Christopher Lloyd, Michael J. Fox) e aneddoti, footage succosi e passaggi a vuoto “d’obbligo” (la parte dedicata agli appassionati che hanno contribuito al raggiungimento dell’obiettivo, l’eccessivo focus sulla DeLorean e sugli hoverboard). Eppure c’è ancora spazio per lo stupore: il racconto del gran rifiuto Disney (“Siamo la Disney, e voi avete scritto un film che parla di incesto!”), le scene già girate con il fu protagonista Eric Stoltz (poi sostituito con Michael J. Fox), il filmato della premiere del film alla presenza di Carlo e Diana mandano in solluchero lo spettatore. Probabilmente è il meglio che ci potessimo aspettare da un’opera “di pancia”, diseguale nella sua composizione ma totalmente pervasa dalla forza dell’amore. La stessa Power of Love cantata in colonna sonora da Huey Lewis and the News: una canzone tangenziale alla trama ma che a posteriori non possiamo che definire straordinariamente calzante, per meglio comprendere le ragioni di una passione sconfinata, che trascende le barriere generazionali.
Back in Time [id., USA 2015] REGIA Jason Aron.
SOGGETTO Jason Aron. FOTOGRAFIA Gregory Lassik.
Documentario, durata 94 minuti.