La parte di un tutto
Tre anni dopo il primo episodio della prima trilogia, la Lucasfilm consegna alle sale l’episodio, secondo molti, più riuscito: L’impero colpisce ancora. Ma facciamo delle ipotesi. Sono passati 35 anni, se ponessimo uno spettatore di fronte a questo film cosa vedrebbe? Cosa proverebbe o penserebbe? Ipotizziamo che non ne sappia nulla di Star Wars e non abbia dentro di sé riferimenti iconografici, musicali, narrativi, tanto da non provare alcuna fascinazione alla comparsa dei titoli iniziali, all’esplosione del motivo di John Williams, alla comparsa raggiante delle spade laser.
Immaginiamo questo spettatore come se vedesse un film completamente nuovo, senza sottoporre il suo giudizio al giogo forzato e riverente che si indossa di fronte a film importanti o considerati “belli” dalla maggioranza. Credo con tutta onestà che vedendo questo film, senza vederne altri della saga, con facilità e ingenuità lo bollerebbe come un’avventura confusa e irrisolta, come al solito piena di spade, liane, belle principesse, nemici con la mira imprecisa e salvataggi in extremis. Ma soprattutto: dove siamo? Chi è Obi-wan Kenobi? Perché l’Impero insegue i ribelli e costoro a cosa si ribellano? Come fanno a coesistere elementi ancestrali e futuristici, il dialetto ed il codice tra macchine, la caverna e l’iperspazio, lo scimmione che ripara il robot? Sono tutte domande che sorgerebbero naturali. Questo perché ogni premessa, ogni tema di fondo, ogni motivo tracciato per far “ambientare” lo spettatore è nel film precedente. Quasi a non ammettere o a ritenere impensabile che chi era in sala nel 1980 non lo fosse già stato nel 1977. L’impero colpisce ancora non è un film autonomo, non lo si può pensare e neppure vedere come tale. È un “uno più uno uguale tre”, e con la visione di altri episodi il valore raggiunto cresce enormemente. Il sistema Star Wars è questo: la creazione di un mondo coerente cui ogni episodio aggiunge un tassello e una solida e scintillante ramificazione. È questo a creare le enormi aspettative prima di ogni uscita, è questo ad aver creato un’icona, un’industria, una totalità che ormai viaggia da sola e che dichiara, con molta probabilità, inesistente lo spettatore ipotizzato. In questo tassello il protagonista è Luke Skywalker, ricercato dal padre Anakin-Darth Vader e alla ricerca di se stesso, grazie agli insegnamenti di Yoda. Per salvare i suoi amici metterà a rischio la propria vita, psicologicamente subendo la forte attrazione del male e fisicamente perdendo la mano destra. Il suo lanciarsi nel vuoto, dopo aver scoperto con orrore la vera natura del padre, può essere interpretato come un tentativo di suicidio. Ma quel lancio è una rinascita, il completamento di un processo di maturazione e consapevolezza iniziato nel primo episodio. La nuova mano artificiale ne è un simbolo e in questa mano è il futuro della serie.
L’impero colpisce ancora [Star Wars: Episode V – Empire Strikes Back, USA 1980] REGIA Irvin Kershner.
CAST Mark Hamill, Harrison Ford, Carrie Fisher, Billy Dee Williams.
SCENEGGIATURA Leigh Brackett, Lawrence Kasdan. FOTOGRAFIA Peter Suschitzky. MUSICHE John Williams.
Fantascienza, durata 124 minuti.