Tutto è Franny
Il film in sé non è un pozzo di trovate geniali, né si prende il disturbo di costruire una vicenda narrativamente forte. Franny non ha interesse per nessuno all’infuori del suo protagonista e, incredibilmente, ciò basta per un film in cui di fatto la sola visione che conta è proprio questa. La storia del milionario-bambino che trascina la sua esistenza in una stanza d’albergo, ondeggiando fra ricordi amari e l’anestetizzante morfina, tocca quella della coppia di neo-sposi Olivia e Luke, quando la giovane donna fa ritorno nella sua vita.
Orfana dei migliori amici di Franny, Olivia compare nuovamente nella sua vita per trovarsi, assieme al marito, soggetto/oggetto di un viaggio di redenzione di un uomo che si lascia trasportare dal mondo in maniera quasi inerme, convincendosi però con l’arrivo della coppia di avere la possibilità di scardinare le gabbie di una prigione dorata in cui si è rinchiuso, perdendo la chiave e il senso della realtà. Un po’ come accade in questo film, non sono le vicende e le storie che attirano l’attenzione dello spettatore e di Franny, capelli bianchi e occhi a mezzaluna perennemente sorridenti, ma l’anima delle persone. Questo Pierrot moderno e dal nome buffo, un bambino con possibilità illimitate che ride perché non sa come piangere, cerca un punto di contatto con gli altri e al tempo stesso non riesce a lasciar andare la sua – vera e unica − “migliore amica”, la sostanza che intorpidendolo gli dona un effimero senso di libertà. Richard Gere, paterno e paternalistico, autorevole e autoritario, perfetto con il suo volto bonario nell’incarnare il dualismo positivo e negativo di una figura paterna tanto giudice che amico, svolazza da un eccesso all’altro, immerso in un mondo in cui è giudice e carnefice, di se stesso e degli altri. E quando qualcuno pone un fermo ai suoi voli entusiastici, il declino è altrettanto rapido e sfrenato, perché il fascino di Franny sta nell’incarnare alla perfezione la figura di un essere incapace di freni, nel bene e nel male. Richard Gere conduce lo spettatore dentro il personaggio con la forza di un ciclone, soppiantando grazie a carisma e bravura i buchi narrativi onnipresenti. L’unico tasto dolente è che quando compare sullo schermo inghiotte la pur intensa coppia Theo James/Dakota Fanning, vittime non solo del bisogno di perdono di un uomo mai cresciuto, ma anche di una sceneggiatura che a lui tutto affida.
Franny [The Benefactor, USA 2015] REGIA Andrew Renzi.
CAST Richard Gere, Dakota Fanning, Theo James, Clark Peters, Lyssa Roberts.
SCENEGGIATURA Andrew Renzi. FOTOGRAFIA Joe Anderson. MUSICHE Danny Bensi, Saunder Jurriaans.
Drammatico, durata 90 minuti.