Facciamo tabula rasa. Sarebbe stato così bizzarro per una saga fantascientifica l’incipit: “Tanto tempo in fa, in una galassia lontana lontana…”? Tutt’altro che avveniristico forse, ma che da quasi un quarantennio suona oramai così familiare. Ci ricorda che per tutto questo tempo più che spettatori siamo stati dei bambini a cui viene raccontata una fiaba.
Dimentichiamoci per un attimo il fortunato giro d’affari miliardario generato da videogiochi, serie tv, gadget, romanzi e altro. Concentriamoci su quello che è sempre stato: “solo” cinema. Tutto in effetti inizia da qui. Non da una galassia lontana, ma dalla Los Angeles dei primi anni settanta. Per non dimenticare che anche le storie hanno un’origine.
È un periodo storico per il cinema americano, come lo era la Nouvelle Vague per il cinema francese. E l’allora The Adventure of Luke Skykiller è il prodotto di una crisi che colpì il cinema americano dalla metà degli anni sessanta. Ci si contendevano storie nuove, fusioni improbabili di diversi generi cinematografici. È la New Hollywood dei registi cinefili, prodotti essi stessi della televisione e del cinema del passato. Spielberg, De Palma e Scorsese fra gli altri. E George Lucas impara la lezione dalla stessa televisione e dal cinema che ha amato. L’opening crawl è dei seriali anni trenta di Flash Gordon; l’impatto visivo è quello dei dipinti di Bosch; la trama è una copia carbone di La fortezza nascosta di Kurosawa (e chi osservando il costume di Darth Vader non ricorda l’armatura di un samurai, con tanto di maschera Menpo). E così via. Rimandi inevitabili per i registi cinefili (anche Tarantino ne è un esponente per una generazione più nuova).
Il mito di Star Wars è un insieme di miti riciclati e riadattati per il cinema. Se Kubrick con 2001 ha anticipato la realtà, la saga di Lucas ha posticipato la fantasia dei fumetti e della televisione. Quindi non preoccupiamoci che il suono si propaghi incurante nello spazio aperto; che la fisica non venga rispettata; che esista una principessa di un regno che non c’è. Non ci spieghiamo neanche la Forza infatti. Questa è fantasia, non fantascienza. È Cinema non Realtà. E da bambini che non credono più alle favole vogliamo di più. Ed ecco che negli anni il mito diventa un racconto storico, con tanto di datazione, fatto di intrighi politici e di Midi-chlorian (che prima era solo Forza). I tempi sono cambiati. E così noi spettatori. La necessità di spiegare la fiaba è diventata insistente, ma non dimentichiamo che è soprattutto fiaba. Aspettando le nostre reazioni, nel bene o nel male, su questa nuova trilogia, c’è un’altra cosa da non dimenticare: che è “solo” cinema. Del Grande Cinema.