Il mito di Sisifo nel 1979
Sisifo era costretto a spingere inutilmente un grosso macigno per l’eternità, così fa l’uomo lungo tutta la sua vita. Noah Hawley narra il dibattersi umano in questa seconda stagione di Fargo, cronaca del disfacimento di una società, del disagio dell’uomo, raccontata attraverso una struttura complessa e stratificata.
Se nella prima stagione protagonisti erano Malvo e Lester, ora ci si concentra sull’umanità in bilico tra il progresso e lo scontro di civiltà: i Gerhardt con Hanzee e la mafia di Kansas City, i Solverson, Peggy e Ed Blomquist. Fargo, serie antologica – Lou e Molly sono presenti in entrambe le stagioni −, coeniana fin nel profondo, mescola violenza e ironia, cinismo e sagacia in un meccanismo alla “uomo mangia uomo”, in cui tutti si trovano intrappolati. La violenza è talmente forte da diventare catartica, spinta liberatrice (Rye e Peggy). Una guerra dolorosa investe tutti, spostando le placche terrestri diegetiche, smuovendo sentimenti e a questo punto i protagonisti si armano contro il mondo (Floyd divina mater familias contro la mafia di Kansas City, Betsy, la moglie di Lou, contro il tumore, Ed e Peggy contro tutti). Il male arriva dovunque, fin dentro la struttura familiare (per i Gerhardt è anche una faida interna), nelle dinamiche di coppia (tra Peggy e Ed è anche uno scontro di genere) e nel tessuto sociale (razzismo). In Fargo, metafora dell’esistenza, torna ancora utile il mito di Sisifo, reinterpretato da Lou. Il macigno che portiamo addosso non è un peso, ma un privilegio, trovare una missione (per lui la famiglia), e della stessa idea è anche Betsy. Per Peggy, invece, alla fine sconfitta due volte in questa guerra, questo è un fardello inutile, non c’è possibilità di riscatto per quelli come lei, tutto è uno stantio gioco al massacro. Hawley costruisce con ritmo lento e trovate registiche strepitose una satira sociale stringente, attraverso la sua storia di mafia e di desiderio di rivalsa: i primi vagiti femministi (Peggy, Betsy, da un lato Floyd, donna di ferro, granitica ma con l’animo da madre, dall’altro Simone, libera e indipendente), l’uomo nuovo (Mike Milligan), gli ufo (quelli che ci guardano dall’alto). In Fargo le vite e gli uomini spesso sembrano insignificanti (la morte è sorella dell’uomo): ad esempio i coniugi Blomquist, poveri cristi intenti a uscire dalla mediocrità, o l’indiano Hanzee, pronto a ribellarsi ai padroni, a tagliarsi i capelli (gesto di conciliazione) per affrancarsi dal “peccato originale”. I suoi cittadini non sono né santi né eroi e quello che ne esce, tranne per i Solverson, è in un certo senso il fallimento di una Nazione non sempre capace di cullare i propri “ospiti”. È un’America un po’ attrice (l’incipit della prima puntata ne è un esempio, il Presidente ex attore) e un po’ falsa, in cui il Sogno è deformato e il patriottismo violento e malato. Fargo è racconto splendido di storia umana, progresso e civiltà.
Fargo [Id., USA 2014 – in corso] IDEATORI Noah Hawley.
CAST Kirsten Dunst, Patrick Wilson, Jesse Plemons, Jean Smart, Ted Danson.
Thriller/Commedia nera, durata 50-70 minuti (episodio), stagioni 2.