El pueblo armado
Quando Matthew Heineman decide di girare Cartel Land, conosce del Cartello quello che dicono i media. I fatti di cronaca, gli articoli di giornale, l’immagine restituita dal cinema e dalla televisione. Ma non ha idea di che cosa l’aspetta. Cartel Land è un film di frontiera, su quella cicatrice dolente e slabbrata che è il confine tra Messico e Stati Uniti.
Una linea di separazione apparente e arbitraria, un limite immaginario come quello che separa ciò che è giusto e ciò che non lo è, che permette a chi vive da una parte del confine di chiudere gli occhi davanti a ciò che vive dall’altra. Eppure ancora permeabile al sangue che ogni giorno le passa attraverso, così come al traffico dei narcos che perpetrano un commercio sostanzialmente impunito. Il punto di vista di Heineman doveva essere quello dei buoni. Quello delle vittime che reagiscono ai narcos, che combattono il Cartello da una parte e dall’altra del confine. A dare loro un volto sono due leader di entrambi i lati: il fisico José Mireles, conosciuto come “El Doctor”, a capo delle autodefensas, ovvero i gruppi armati di cittadini messicani che si difendono dal Cartello, e Tim “Nailer” Foley, leader dell’organizzazione para-militare Arizona Border Recon che tenta di impedire il narco-traffico attraverso il confine. Heineman segue il Dr. Mireles, nella sua lotta armata quotidiana, nell’inferno perenne di violenza − efferata, atroce, inaudita − con cui i narcos mantengono il potere. La sua non è la testimonianza di chi assiste, ma uno sguardo sensibilmente incarnato, corporeo e partecipe dietro la macchina da presa, e per questo in costante pericolo. Ciò che mostra ha l’urgenza spiazzante degna del più ansiogeno film di finzione, invece è il drammatico documento di una realtà spietata e feroce. Un quadro inquietante di guerra sepolto sotto l’omertà parziale dei governi, la polvere torbida della corruzione, la repressione che soffoca senza risolvere. Ma che serpeggia insidioso a tutti i livelli e si insinua da entrambe le parti, tanto che il confine tra bene e male si rivela in tutta la sua effimera illusorietà. Giustizia e vendetta, eroismo ed esaltazione, resistenza esasperata e militarismo sono etichette che nella realtà hanno perimetri meno marcati, e sottendono a contesti più intricati e spesso controversi. Non a caso il documentario è prodotto da Kathryn Bigelow, autrice di un cinema che difficilmente dà risposte sommarie, preferendo indagare sulle contraddizioni e soffermarsi sulle domande scomode. Esattamente quello che Heineman fa egregiamente con Cartel Land, ottenendo al Sundance Film Festival 2015 uno dei premi più meritati dell’anno.
Cartel Land [id., USA 2015] REGIA Matthew Heineman.
CAST Josè Mireles, Tim “Nailer” Foley, Robert Hetrick.
SOGGETTO Matthew Heineman. FOTOGRAFIA Matthew Heineman, Matt Porwoll. MUSICHE Jackson Greenberg, H. Scott Salinas.
Documentario, durata 100 minuti.