Sympathy for the snake
Il caldo e la frescura del vento sulla riva, l’acqua salata del mare e il cloro della piscina, la sabbia sollevata dallo scirocco, i corpi nudi e umidi appoggiati su uno scoglio o avvinghiati gli uni sugli altri. A Bigger Splash pare voglia essere questo, un cinema dei sensi e delle sensazioni, un cinema che a tratti contrappone improvvisamente degli squarci di realtà, come a riportarci su un terreno pragmatico, in quella Pantelleria che le cronache ci hanno informato essere ormai destinazione di migranti.
È una realtà che si distanzia anni luce dalle esistenze di Marianne, rockstar in convalescenza dopo un’operazione alle corde vocali, e Paul, il suo compagno, che cercano isolamento dal mondo, nudi e disinteressati a vivere se non nel loro personale paradiso. Ecco allora che la realtà sfiora soltanto la loro esistenza borghese e distaccata, una realtà distante dalla loro piscina, silenzioso deus ex machina attorno a cui ruotano i dissapori, le gelosie e i sentimenti nascosti scatenati una volta che fa loro visita Harry, esuberante produttore discografico amico dei due ed ex amante di Marianne, in compagnia della figlia Penelope, una silenziosa Lolita. Perché dicevamo che A Bigger Splash forse vorrebbe essere un cinema delle sensazioni, e non è? Luca Guadagnino ci ha abituati a un cinema estetico e barocco, sollevato dalla materia di ciò che il suo sguardo mostra e che in questo caso contrariamente voleva trovare, ma che mai riesce perfettamente. Rimane per lo più un’intenzione, in alcuni casi anche caotica nel turbinio di emotività confuse dei suoi personaggi, e che più in generale svuota di senso anche la materia narrata relegando il tutto a un piano indefinito. Tutto ciò sarebbe certamente un difetto, ma trasporta A Bigger Splash in una sorta di curioso limbo, difficile da definire, d’intenzionalità incompiute, come il tentativo stesso di equilibrio tra melò e thriller. La pellicola di Guadagnino vorrebbe essere materica e stuzzicare i sensi spettatoriali ma non ci riesce in toto, vorrebbe essere cinema raffinato ma allo stesso si svuota di significato nella sua estetica, per questo A Bigger Splash è una pellicola “diversamente pop”: pop perché revisiona un film iconico come La piscina mescolando gli eccessi di una rockstar e di chi le sta attorno, immersi nel tedioso paradiso personale in cui si barricano, e un reale sociale tenuto inutilmente a distanza. Pop come Harry, folle d’amore e di sesso che balla anarchicamente sulle note di Voodoo Lounge dei Rolling Stones, e in cui tutte le vicende dei quattro protagonisti si attorcigliano su se stesse come serpentelli privi di veleno, ossimoro di una vita senza freni e rock, e in cui tutto si conclude con i nomi del cast stampati su petali di fiore pronti a svolazzare via. Questo è il paradossale equilibrio che A Bigger Splash trova in tutte le sue incongruenze e squilibri, di dramma erotico e criminoso. Per questo è una pellicola da accettare così o rifiutare, in una forma innegabilmente affascinante.
A Bigger Splash [Italia 2015] REGIA Luca Guadagnino.
CAST Ralph Fiennes, Tilda Swinton, Matthias Schoenaerts, Dakota Johnson.
SCENEGGIATURA David Kajganich. FOTOGRAFIA Yorick Le Saux.
Drammatico/Thriller, durata 125 minuti.