La tragedia dei cavalli, il ridicolo degli uomini
Con Storie di uomini e cavalli il cineasta Benedikt Erlingsson si pone l’obiettivo di raccontare il rapporto al tempo stesso epico e crudele tra gli uomini e i cavalli, rendendo questi ultimi i veri protagonisti del film.
Il regista mostra gli amori, i conflitti e i lutti degli abitanti di un piccolo villaggio islandese in maniera sottesa e a volte ironica, in parte per rappresentare un’umanità che – con poche eccezioni – risulta contemporaneamente triste e ridicola, e in parte per mettere in secondo piano le relazioni umane e concentrare tutta l’enfasi su quelle tra l’uomo e il cavallo. Un rapporto di cui si evidenzia sia l’aspetto “avventuroso” sia quello drammatico. Se da un lato si cerca di rendere la bellezza della relazione, mostrando in modo affettuoso e talvolta quasi epico la fedeltà dell’animale e allo stesso tempo l’abilità e la difficoltà nel domarlo, dall’altro non si esita a inserire nel racconto momenti in cui gli uomini – più o meno per necessità – sparano, castrano o addirittura squartano i loro cavalli. E se il primo aspetto è raffreddato da uno stile sobrio e mai retorico, il secondo viene invece sottolineato da una musica cupa e funerea che ne evidenzia la gravità, facendolo diventare l’elemento complessivamente dominante dell’opera. Qui, infatti, i problemi tra le persone sono raffigurati in modo buffo e malinconico, mentre i drammi tra l’uomo e gli animali acquisiscono una valenza quasi tragica. Ed è proprio per questo che i cavalli risultano i veri eroi del film: sono loro che si sacrificano, che faticano, che soffrono e che a volte cercano di ribellarsi. Una centralità ribadita anche attraverso alcune inquadrature incollate al corpo del destriero, ripreso così da vicino e in modo talmente dettagliato che talvolta si riesce a vedere il mondo attraverso il riflesso dei suoi occhi e a sposare così il suo punto di vista. Nonostante l’animale sia al centro dell’opera e, almeno in parte, della visione, con Storie di uomini e cavalli non siamo neanche lontanamente dalle parti di Bresson: ogni paragone è totalmente impossibile, in quanto l’opera in questione è molto più superficiale, meno allegorica e meno rigorosa. Ci troviamo piuttosto di fronte a un prodotto onesto che si regge su un climax tra l’epico e il malinconico, tra l’affettuoso e il ridicolo, tra l’ironico e il tragico. Una doppia valenza confermata dai paesaggi al tempo stesso maestosi e crudeli, suggestivi e desolati, inquadrati benissimo da un’ottima fotografia, che risulta indubbiamente l’aspetto maggiormente riuscito di un film più apprezzabile per i singoli elementi che per il suo insieme.
Storie di uomini e cavalli [Hross í oss, Islanda 2013] REGIA Benedikt Erlingsson.
CAST Ingvar Eggert Sigurðsson, Charlotte Bøving, Helgi Björnsson, Sigríður María Egilsdóttir.
SCENEGGIATURA Benedikt Erlingsson. FOTOGRAFIA Bergsteinn Björgúlfsson. MUSICHE David Thor Jonsson.
Drammatico, durata 81 minuti.