SPECIALE SULLE ORME DI SHERLOCK
Un viaggio ad orologeria
C’è una certa regola non scritta in tutto il cinema classico, in particolare quello statunitense o quello da esso derivato per forme e generi. La regola, facilmente riscontrabile da chiunque, è questa: l’introduzione, il lancio dell’opera, avviene con compiutezza nei primi 13-15 minuti, con una puntualità che esclude la casualità. In questo intervallo si presenta l’intero nucleo della trama con tutte le sue possibili strade, tutti i personaggi vengono delineati e assumono una funzione.
Superato il quarto d’ora tutti gli elementi base, i fili della più o meno elaborata trama, escono da quei primi minuti. Credo che la durata di questo “nucleo-gomitolo” non sia casuale ma rispecchi la durata media dei rulli di pellicola utilizzati sin dall’epoca del muto, che per spettatori e addetti ai lavori rappresentava l’unità temporale del cinema, come fosse la durata di un capitolo o di un pensiero in termini cinematografici.
Destinazione Algeri, in quanto dodicesima opera di una serie di quattordici film dedicati a Sherlock Holmes, molti dei quali affidati a Neill, un mestierante della regia, specializzato in opere mistery e thriller, rispetta in pieno tale formula. Anzi, in questo caso si può dire che il primo quarto d’ora sia il più interessante, quello in cui la trama è sostenuta con un buon ritmo, senza far ricorso a semplificazioni e a scene occupate più a elogiare-compiacere il personaggio di Sherlock Holmes, caricato di una superiorità ovvia e, scommetto per molti spettatori, non così tanto simpatica. Il caso affidatogli stavolta non è tanto investigativo quanto di scorta a Nikolas, re di una nazione immaginaria, la Rovinia. Lui e Watson dovranno tenerlo al riparo da possibili aggressioni e rapimenti sulla nave diretta ad Algeri. Secondo le impressioni, sapientemente suggerite, sembra che ognuno abbia a che fare con il “viaggiatore speciale” e gli occhi attenti di Sherlock vedono sospetti ovunque. Watson è continuamente raggirato e “usato” da Holmes per la buona riuscita delle sue trame, tant’è che risulta sempre ignaro e ingenuo, come la caratterizzazione classica vuole. Watson viene ad avere quel ruolo di insostituibile inferiorità che coincide con quello dello spettatore che vuole essere sorpreso con fascino e incredulità dalle gesta intellettuali di Sherlock che in questo caso inganna tutti, spettatori, collaboratori e malfattori, sostituendo il re con un uomo qualunque e trasformando Nikolas in un cameriere di sala, sempre allo scoperto ma estremamente protetto da una falsa identità. L’opera è piacevole ma spesso a senso unico. Nel mondo ad orologeria di Conan Doyle non sono però pochi gli elementi, soprattutto visivi e di montaggio che preparano a piccoli passi il mondo sopraffino del noir del decennio a venire.
Destinazione Algeri [Pursuit to Algiers, USA 1945] REGIA Roy William Neill.
CAST Basil Rathbone, Nigel Bruce, Marjorie Riordan, Martin Kosleck.
SCENEGGIATURA Leonard Lee. FOTOGRAFIA Paul Ivano. MUSICHE Edgar Fairchild.
Giallo, durata 65 minuti.