SPECIALE REMAKE MADE IN U.S.A.
Calchi e rotocalchi
Con una prima immagine tra le più piatte e infelici della storia del cinema – e non occorre citare in questa sede l’importanza attribuita dai manuali di narratologia al concetto di “immagine d’apertura” – il remake americano de L’ultimo bacio di Gabriele Muccino si presenta come un caparbio e improbabile calco della pellicola originale, e per questa ragione offre allo spettatore molte interessanti domande sull’uno e sull’altro film.
Cambiano i volti e i nomi dei personaggi, cambia la lingua, cambia naturalmente l’ambientazione di riferimento, ma tutto il resto rimane pressoché uguale. La storia di un gruppo di amici maschi trentenni alle prese con una scelta a quanto pare fatale – accasarsi in senso tradizionale e diventare “adulti” o ribellarsi a tutti i costi per rivendicare la propria “giovinezza” – si declina attraverso il punto di vista del meno stupido di loro, Michael, che nella relazione con Jenna e nel bambino che con lei ha da poco concepito vedrebbe un futuro di certa felicità, ma non può fare a meno di cedere alle tentazioni di carne e libertà che la giovanissima Kim sembra offrirgli d’improvviso. L’apologo mucciniano sul tradimento e la riconciliazione nella società amorosa italiana di inizio millennio, il film che nel tentativo di smontare le convenzioni e le ipocrisie di una cultura borghese e insoddisfatta finiva con l’aderire a esse e ribadirne il primato, trasferito negli States non sembra in alcun modo voler superare la propria presunta tensione archetipica, e procede dunque nella ferma volontà che l’amore e le relazioni siano uguali in tutto il mondo, l’inganno e il perdono si applichino alla stessa maniera nei giardini romani e nei patii americani, che insomma tutto questo sentimento da rotocalco funzioni effettivamente come prodotto d’esportazione privo di qualsivoglia declinazione o variante. Accade allora che The Last Kiss, affardellato dai propri evidenti limiti, riveli implicitamente anche quelli del suo modello: ammantato della fascinazione adolescenziale che molti volti della televisione americana, su tutti Zach Braff e Rachel Bilson, portano con sé, il film non vive di respiro e identità propri, ma semplicemente applica uno schema. Funzionerà forse per chi gode a vedere rappresentata sullo schermo la semplificazione dei rapporti e del loro funzionamento, ma non aggiunge nulla a un film che già di per sé guardava all’America come modello di scrittura e regia, già tradiva la verità o quantomeno le possibilità che la realtà riserva al cinema, da sempre rivendicava il proprio status di formula commerciale.
The Last Kiss [id., USA 2006] REGIA Tony Goldwyn.
CAST Zach Braff, Jacinda Barrett, Rachel Bilson, Casey Affleck, Tom Wilkinson.
SCENEGGIATURA Paul Haggis, Gabriele Muccino. FOTOGRAFIA Tom Stern. MUSICHE Michael Penn.
Commedia, durata 115 minuti.