SPECIALE REMAKE MADE IN U.S.A.
A confronto col buio
“Ci sono due tipi di persone al mondo: quelle che tengono duro e fanno fronte, e quelle che scappano. Scappare è meglio”, dice a Charlie/Chris O’Donnell il tenente colonnello Frank Slade/Al Pacino, ufficiale in congedo a causa di un drammatico incidente che gli è costato la vista. Scappare dalla vita, dai problemi, da quel buio in cui si è immersi, dal disagio di essere lontani dall’immagine che si ha di se stessi.
Scent of a Woman (1992) di Martin Brest racconta il dramma di Frank Slade, disperato e vinto dalla sua condizione. È una difficile prova quella del remake dal momento che ha alle spalle Profumo di donna (1974) di Dino Risi, tratto dal romanzo di Giovanni Arpino Il buio e il miele, asciutto e incisivo. La scelta del regista è quella di realizzare un film che poggia completamente su Al Pacino, misurato e desolato, in un’interpretazione che gli è valsa il premio Oscar. L’attore doveva scontrarsi non solo con il ruolo in sé, un cieco che vuole togliersi la vita, imprigionato nel buio e “desideroso del miele”, ma anche con il lavoro recitativo dell’affascinante guascone Vittorio Gassman (premiato con il Nastro d’Argento, il David di Donatello e a Cannes), perfettamente calato nel dramma di un uomo che non si riconosce più, che dà corpo e anima a Franco Consolo. Al Pacino è brusco, violento, scorbutico (quando conosce il suo accompagnatore lo rifiuta), Gassman è sopra le righe, esasperato ed esasperante. Slade ama le donne, ma Consolo ne sente il profumo, il primo le adora, il secondo ne capisce le forme senza bisogno del tatto, il primo balla con loro un tango – che rimarrà nella storia del cinema −, il secondo si appoggia totalmente a un amore ingenuo, totale e puro. A differenza del tenente Giovanni Bertazzi, Chris O’Donnell veste i panni dello studente − che aiuta l’uomo per racimolare un po’ di soldi −, dandogli timida spontaneità. Rispetto a Profumo di donna, dramma con indosso le vesti di commedia − che mostra come l’esclusione di Franco sia più profonda, lui non ha la percezione visiva ma “vede” là dove gli altri, loro sì ciechi nonostante la vista, non riescono ad arrivare −, Scent of a Woman perde in qualcosa, diventando semplicemente apologia di un’amicizia speciale. Frank e Charlie, per età come padre e figlio, danno vita a un rapporto fatto di reciprocità, stima e mutua protezione. Il ragazzo dà il braccio al maestro che dona all’allievo il coraggio e l’onesta per diventare leader – si pensi al monologo finale − insegnandogli i piaceri della vita (ballare un tango, guidare una Ferrari, il corpo di una donna). Martin Brest, sforzandosi poco, realizza con il suo Scent of a Woman un remake di tutto rispetto grazie a Al Pacino, commovente e malinconico quanto vitale e energico, perfetto nel cammino dal buio alla luce, dalla solitudine alla comunione, dall’egoismo alla solidarietà.
Scent of a Woman – Profumo di donna [Scent of a Woman, USA 1992] REGIA Martin Brest.
CAST Al Pacino, Chris O’Donnell, James Rebhorn, Gabrielle Anwar, Philip Seymour Hoffman.
SCENEGGIATURA Bo Goldman (tratta dal romanzo Il buio e il miele di Giovanni Arpino). FOTOGRAFIA Donald E. Thorin. MUSICHE Thomas Newman.
Drammatico, durata 157 minuti.