Il suo nome è Bond, James Bond. L’agente 007 compie 53 anni e da quando per la prima volta ha indossato il suo smoking e bevuto Martini, di acqua sotto i ponti proiettati sugli schermi cinematografici di tutto il mondo ne è passata parecchia. Ogni spettatore ha il suo interprete preferito, anche se i gusti solitamente si orientano più che altro tra lo humour affascinante di Sean Connery e la rigida sensualità di Roger Moore, che sono anche i due attori ad aver interpretato più volte l’agente segreto britannico.
Ma è probabile che loro siano veramente i più importanti in quanto hanno espresso chiaramente le caratteristiche principali di un personaggio che veramente pochi aspetti del suo atteggiamento e del suo carattere modificherà da lì in avanti: il primo è fondamentale perché – come scrisse Irene Bignardi – “non riesce mai a prendersi sul serio pur facendo sempre il serio”, il secondo perché – come invece notava Paolo Mereghetti – “dal personaggio l’attenzione si sposta sull’insieme e qualche volta quasi ci si dimentica di lui”. E sono due caratteristiche assolutamente da non sottovalutare: la prima perché permetterà alla serie di avere il successo che ha avuto, la seconda perché in alcuni casi farà sì che la materia cinematografica possa esprimersi travalicando il personaggio e facendone un ingranaggio al pari degli altri elementi presenti. Successivamente quindi pochi cambiamenti nella formula, fino a che non giungerà Daniel Craig – non ce ne vogliano Brosnan e Dalton che hanno aggiunto forse solo un tocco di ironia e cinismo in più –, anti-eroe ben più muscolare e scorretto (soprattutto nei confronti di se stesso) che cambierà in modo prepotente le regole del gioco. Sfumano così anche i confini tra bene e male, che fino a quel momento erano stati sempre molto netti, e il mondo si configura come un universo caotico nel quale non è riconoscibile più nessun principio. Finalmente – ci verrebbe da dire – un agente segreto umano (in tutti i sensi), che ci dà anche l’impressione che quel tipo di mestiere possa essere uno come tanti altri. È un momento importante perché ci viene dimostrato che forse essere James Bond non è così bello: egli, insomma, è solo un uomo tra gli uomini. Questo però ci evidenzia un aspetto estremamente importante di tutta la serie: il personaggio di 007 è un personaggio tenuto sempre a stretto contatto con la contemporaneità, un personaggio che ha sempre avuto a che fare (anche se prima solo sottilmente) con le questioni morali ed etiche del mondo che lo stava in quel momento accogliendo e in qualche modo idealizzando. Ed è per questo che è quasi uno shock il fatto che a un certo punto vada in crisi: non si riconosce più, o meglio noi non lo riconosciamo più. Lui, invece, tutto sommato ha capito che il mondo muta e che con esso si fa la Storia e che si può abitare ogni epoca in un modo più o meno attivo. Sì, l’agente 007 ha capito tutto questo. E per l’immediato presente e l’imminente futuro, con i suoi nuovi comportamenti, ci pone un quesito: il suo nome è o era James Bond?