SPECIALE BOND, JAMES BOND
Guerra mediatica
L’immaginario di un personaggio pluridecennale come James Bond trova nei capitoli affidati al talento sornione di Pierce Brosnan un emblema di eleganza e affidabilità, prima dell’avvento di connotazioni più fisiche e irrazionali così come saranno rintracciabili nelle fattezze del mascolino Daniel Craig.
In Il domani non muore mai – titolo evocativo e misterioso, dovuto a un curioso errore tipografico già nella sua versione inglese, che avrebbe dovuto essere Tomorrow Never Lies – la missione affidata a James Bond apre la saga a un mondo globalizzato, dove la tecnologia e gli strumenti della comunicazione sono i cardini di riferimento per la cospirazione internazionale. Vale anzitutto per le trame di Elliot Carver, forse uno dei cattivi più interessanti della saga negli anni Novanta, affidato all’eccellente Jonathan Pryce: un magnate dei media ossessionato dall’idea di danneggiare le reputazioni internazionali e individuali e pronto a far scoppiare una guerra atomica tra Cina e Inghilterra. James Bond naturalmente sventa tutto, ma non è questo il punto: il nodo di interesse per il ritratto del noto agente segreto risiede nella capacità di declinare le specifiche caratteristiche di Pierce Brosnan – precisione, sfrontatezza, ironia, gusto per l’altrui seduzione – entro una cornice di azione dove la manipolazione della realtà, la sua trasformazione in audace scoop in favore dell’industria dell’informazione, ha reso invisibile la propria prevedibilità. Non è un caso che l’inquietante nave stealth dove si consuma lo scontro finale non sia identificabile dai radar. Non è un caso che la pianificazione del confronto con il nemico passi pesantemente attraverso la tecnologia, come poi sarà in tutto il cinema di James Bond e di azione successivo agli anni Novanta: sistemi GPS, auto telecomandate a distanza, missione consumata per buona parte in assenza anziché in presenza. Probabilmente il film più lisergico della saga, almeno fino ad allora, dal punto di vista del montaggio, Il domani non muore mai segna il passo al logoramento sempre più evidente dell’immagine action, sempre più veloce, sempre più vibrante, sempre più sfuggente. È anche un film che farà scuola per il primato del suo product placement: su tutti la telefonia Ericsson, e le bellissime auto e motociclette della BMW.
Il domani non muore mai [Tomorrow Never Dies, Gran Bretagna/USA 1997] REGIA Roger Spottiswoode.
CAST Pierce Brosnan, Teri Hatcher, Jonathan Pryce, Samantha Bond, Michelle Yeoh.
SCENEGGIATURA Bruce Feirstein. FOTOGRAFIA Allan Cameron. MUSICHE David Arnold.
Azione, durata 119 minuti.