SPECIALE BOND, JAMES BOND
Vivere pericolosamente. Ma con stile, fascino e carisma
Incontriamo per la primissima volta James Bond al tavolo da gioco: smoking d’ordinanza, sguardo sornione, intrattiene i presenti e al contempo seduce e ammalia una giovane dama seduta di fronte a lui. Poi d’improvviso una telefonata, e la spia al servizio di Sua Maestà viene riportata ai suoi oneri lavorativi.
Così inizia la mitologia dell’agente 007, personaggio creato dallo scrittore inglese Ian Fleming nel 1953, in un momento storico gravido di cambiamenti e insidie geopolitiche – la guerra fredda che contrappone blocco americano e comunista. Punto di partenza di una saga “ciclica” che perdura a distanza di oltre 50 anni, Licenza di uccidere senza troppi preamboli snocciola tutte le caratteristiche tipiche dello 007-pensiero. L’epopea bondiana prende il via con un’opera squisitamente camp ma sorprendentemente credibile, in cui all’immenso talento scenografico di Ken Adam – genio aguzzato dai pochi soldi a disposizione – si giustappone lo strepitoso tema musicale di Monty Norman (tratto da una canzone per bambini). Di fronte alla faccia da schiaffi e alla pungente ironia di Sean Connery nulla ci sembra poi così assurdo: borse ad autodistruzione, inseguimenti e depistaggi, energia atomica e laboratori segreti. Il tutto mescolato (non agitato) in una avventura che prende le mosse dall’omicidio di un diplomatico inglese in Giamaica, dove l’agente Bond viene inviato per compiere indagini approfondite. Naturalmente sull’isola il Nostro Eroe incontrerà non solo l’arcinemico Dr. No (“figlio indesiderato di un missionario tedesco e di una ragazza cinese di buona famiglia”), ma anche una bellissima controparte femminile incarnata dall’avvenenza di Ursula Andress. Pur cercando di aggiornare di volta in volta il proprio linguaggio cinematografico, non si può negare che negli anni i canoni della formula siano più o meno sempre stati gli stessi, tra location esotiche, belle donne e criminali megalomani. Una reiterazione di forma e contenuto che s’è dimostrata vincente per quarant’anni, fino a quando il tentativo di nemesi bondiana xXx non ha una volta per tutte smontato il Mito, con la sequenza di uno 007 confuso e stordito in un rave, che invece di mimetizzarsi ovviamente si fa facilmente riconoscere e ammazzare come un topo in gabbia. Come a dire: di agenti segreti in giacca e cravatta raffinati e sardonici si può tranquillamente fare a meno, i tempi piaccia o non piaccia cambiano. Ed è proprio in virtù di questa nuova consapevolezza che la scelta di reinventare James Bond sulla fisicità “scimmiesca” di Daniel Craig s’è rivelata un totale colpo di genio. Non un azzardo, non un bluff, ma l’unico modo per far saltare – ancora una volta – il banco.
Agente 007 – Licenza di uccidere [Dr. No, Gran Bretagna 1962] REGIA Terence Young.
CAST Sean Connery, Ursula Andress, Joseph Wiseman, Jack Lord.
SCENEGGIATURA Johanna Harwood, Richard Maibaum, Berkely Mather. FOTOGRAFIA Ted Moore. MUSICHE Monty Norman.
Spionaggio, durata 109 minuti.