SPECIALE BOND, JAMES BOND
Lo 007 alternativo di Timothy Dalton
È il 1987 quando Timothy Dalton, allora semisconosciuto, veste per la prima volta i panni di James Bond. L’eredità è pesantissima: sei film interpretati dal leggendario Sean Connery e sette dall’ironico Roger Moore – se si eccettua la sfortunata prova di George Lazenby. Anziché copiare chi l’ha preceduto, Dalton preferisce interpretare uno 007 nettamente più realistico e vicino alla figura descritta da Ian Fleming, anticipando il Daniel Craig degli ultimi film della saga.
Se Zona pericolo (1987) di John Glen metteva in scena una vicenda sostanzialmente simile ai precedenti capitoli, Vendetta privata punta su una trama alternativa che rimarrà un caso pressoché isolato nella serie. Questa volta, infatti, James Bond non è al servizio segreto di sua Maestà bensì agisce per conto proprio allo scopo di consumare una vendetta personale. Felix Leiter, l’agente della CIA al suo fianco in svariate missioni, viene gravemente ferito proprio nel giorno del suo matrimonio per mano di un criminale sudamericano appena arrestato. Spetterà a 007 scovare il nemico di turno, privato per l’unica volta della licenza di uccidere in quanto l’MI6 non permette ai propri agenti di intraprendere azioni vendicative. Trama diversa che sostanzialmente non modifica la tradizionale formula dei film di 007: bellissime bond-girl, supercattivo con un seguito di spietati villain (tra cui spicca uno sconosciutissimo Benicio Del Toro), gadget, esotismo e tanta azione. Dicevamo poco fa della performance di Dalton, alternativa rispetto ai film precedenti. Ebbene, il nuovo attore interpreta un agente segreto più realistico, rozzo e “umano”, meno ironico e vicino a quella che potrebbe essere una qualsiasi spia nella realtà. In pratica, avvia una demistificazione del personaggio cinematografico creato da Connery e consolidato da Moore. Basti pensare che in Vendetta privata Bond agisce da solo senza alcuna copertura, mosso da un sentimento di rabbia per quanto capitato a Leiter. Difficile immaginare Connery o Moore nella stessa situazione. Se da un lato la sua performance viene apprezzata per la maggior naturalezza dell’elegante supereroe, dall’altro non convince appieno tant’è che, dopo i due film di Dalton, la serie subisce una battuta d’arresto. Effettivamente, i film di 007 usciti nel corso degli anni Ottanta non brillano per incassi a causa di una certa ripetitività e di un’acerrima concorrenza dei blockbuster hollywoodiani nati dalle ceneri della New Hollywood. Ci vorranno sei anni per rinnovare la serie con un nuovo capitolo dal successo straordinario: GoldenEye (1995) di Martin Campbell, con Pierce Brosnan nelle vesti di Bond, più vicino agli interpreti storici della saga. Forse i tempi erano prematuri, forse l’epoca era sbagliata, forse Dalton non poteva competere con i mostri sacri che l’hanno preceduto, ma almeno ha avvicinato il ruolo al personaggio descritto nei romanzi e ha creato un antecedente allo 007 a cui ci siamo abituati oggi grazie al reboot della saga.
007 – Vendetta privata [Licence to Kill, Gran Bretagna/USA 1989] REGIA John Glen.
CAST Timothy Dalton, Carey Lowell, Robert Davi, Talisa Soto, Benicio Del Toro.
SCENEGGIATURA Michael G. Wilson, Richard Maibaum. FOTOGRAFIA Alec Mills. MUSICHE Michael Kamen.
Spionaggio, durata 133 minuti.