8° Archivio Aperto, 23 ottobre – 5 dicembre 2015, Bologna
Videodivergenze
Tra i decenni Ottanta e Novanta del secolo scorso, Bologna è stata una città d’avanguardia subculturale, di modelli sociali alternativi, e di video-attivismo, che ha fatto sì che tutto si trovi tutt’ora su nastro magnetico, anche se disperso nelle case di tanti.
Riportata alla luce dalla soffitta di Lino Greco, che di quelle esperienze è stato uno degli attivi testimoni, una parte consistente del materiale VHS di quegli anni è occasione per l’Archivio Nazionale dei Film di Famiglia – Home Movies di aprirsi alla digitalizzazione anche del formato video, importante per evidenziare, come ha sottolineato il presidente dell’associazione Paolo Simoni durante la presentazione, “un passaggio tecnologico, storico e culturale” fondamentale nella storia dei film amatoriali. Le sequenze, digitalizzate e selezionate da Diego Cavallotti, sono passate sullo schermo del Loft Kinodromo gremito, giustapposte secondo un ordine cronologico e tematico. Dalle occupazioni sociali di fine anni Ottanta, all’Isola nel Kantiere, situata spavaldamente a pochi metri dal “salotto borghese” di via Indipendenza, attraverso le testimonianze delle feste, dell’incredibile parata cyberpunk anti-sgombero, dello sgombero stesso, dei complicati rapporti col vicinato; e poi la storica occupazione di via del Pratello 76-78 nel ‘91 (raccontata anche in un documentario di Cosimo Terlizzi, Aiuto! Orde barbare al Pratello) che diede vita, tra le altre cose, a Pratello TV, straordinario esempio sperimentale di televisione di strada e per la strada.
In mezzo, il movimento studentesco della Pantera – e della Pantera Rosa, gruppo interno di rivendicazione LGBT – contro la legge Ruberti, che avrebbe dato il via alla possibilità dell’ingresso di capitali privati nell’università pubblica, e l’idea dei videogiornali, che indagavano le reazioni dei cittadini all’occupazione e alla sua rappresentazione nei media, a testimonianza di un’assoluta continuità tra movimento e ripresa video. Importanti le contestualizzazioni dei curatori e dei protagonisti di quegli anni, accorsi ad assistere alla serata, che è diventata così un tutt’uno inseparabile di immagini, parole e persone.
Tra le tante suggestioni emerse, colpisce l’evidenza di metodi trasversali e creativi, tutt’altro che estemporanei, di resistenza alla normatività sociale dominante, e la consapevolezza della necessità di sfruttare l’accessibilità del linguaggio video, da usare come testimonianza e come arma di difesa: nelle parole di Albertik, uno dei protagonisti, occorreva “riprendere il Grande Fratello per non farci riprendere”. E proprio oggi che a Bologna si assiste a un’ondata di autoritarismo che ha nella successione di sgomberi (sia di realtà culturali, che di soluzioni abitative alternative) delle scorse settimane la sua espressione più sistematica, l’impatto di quelle immagini è particolarmente forte. Speriamo che mostrarle e rimostrarle serva a far rinsavire una città che rischia di non riconoscersi più.