40 MOSTRUOSI ANNI CON FANTOZZI
Vieni avanti, cretino!
Quarant’anni fa usciva il primo, tragico, Fantozzi e la carriera cinematografica di Paolo Villaggio, che è anche autore dei libri, non sarebbe stata più la stessa. Il ragionier Ugo Fantozzi è una di quelle maschere comiche popolari che sembrano identificarsi col proprio interprete. In pochi ricordano, invece, il nome del regista di quei primi due film: Luciano Salce. Nondimeno, il suo lavoro ha determinato la netta superiorità delle due pellicole sui capitoli successivi della serie che, pur quando si ispirano al materiale letterario, sono più frivoli e hanno meno colore politico.
Radicale e orgoglioso, Luciano Salce ha sempre fatto film politici, sia quando la politica c’entrava poco (Fantozzi, La voglia matta), sia quando era posta esplicitamente al centro della narrazione (Il sindacalista, Colpo di stato). Egli appartiene alla generazione che ha vissuto l’armistizio (immortalato nel suo capolavoro, Il federale) e ha diretto molti tra i più grandi interpreti del periodo: Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Monica Vitti, Lando Buzzanca e la lista potrebbe proseguire. Antifascista ma non sessantottino, Salce si pone in posizione critica tanto nei confronti del governo, che s’identifica ancora con la Democrazia Cristiana, quanto dei capelloni e dei movimenti rivoluzionari, troppo violenti o troppo “hippy”. Insieme a un altro mostro sacro come Monicelli, Salce dà forma alla commedia all’italiana e le imprime un’impronta ideologica, più o meno definita, che rimarrà tale per tutti gli anni ‘60 e ‘70. Non si toglie però spazio alla parte umoristica, ispirata inevitabilmente alla commedia dell’arte ma ricca di quella vena grottesca che rendeva unico lo stile italiano. In bilico tra la farsa e il severo commento sociale, il cinema di Luciano Salce è eclettico come l’autore stesso, un vero e proprio intrattenitore capace di recitare, scrivere, suonare e cantare. Spesso interprete minore nei suoi film, Salce si è impegnato a mostrare gli eterni vizi degli italiani, qualche volta con rigidità, altre in maniera complice; a volte con la finezza de Il federale, altre col registro grossolano da farsa della commedia scollacciata, fino all’autoironia cinefila di un classico cult come Vieni avanti, cretino!. Al centro tra le diverse spinte stanno i suoi film più ricordati, quelli nati dalla fortunata collaborazione con Paolo Villaggio. Fantozzi è maschera e simbolo nazionalpopolare ma è anche tragico. I suoi film sono pieni di sequenze di comicità slapstick ma ritraggono anche un’Italia che abbandona il lavoro in fabbrica in favore degli uffici, del settore terziario, della contabilità (la Mega Ditta). Se il boom economico è stato immortalato da innumerevoli pellicole, pochissimi film sono riusciti, invece, a cogliere questa seconda trasformazione come fece la (troppo lunga) saga del ragionier Ugo Fantozzi, ed è tutto merito della coppia Salce-Villaggio che continuerà a produrre negli anni immediatamente successivi con Il… Belpaese e Professor Kranz tedesco di Germania. Salce ha continuato a recitare e dirigere fin quasi al momento della morte, avvenuta nel 1989 in seguito a un attacco cardiaco. Lascia un’eredità di commedie amare ricordatissime (proprio in questi giorni Fantozzi è riproposto nei cinema di tutta Italia) e di “filmetti” da riscoprire, che sorprendono ancora oggi per l’arguzia e il contenuto politico.