Sorelle di vita
Nello spazio-prigione di una casa in un remoto paesino turco cinque ragazze orfane vengono cresciute, allevate e poi “imprigionate” dalla nonna e dallo zio, aguzzini che trasformano la vitalità affettiva della famiglia in reclusione forzata.
L’apocalisse sul grande schermo – che sia causata da alieni, mostri, un futuro distopico che li contiene entrambi o semplicemente da un’emozione irripetibile – rappresenta il culmine dell’estasi cinematografica. L’effetto prodotto da Mustang, che ci racconta di cataclismi culturali attraverso un resoconto realistico e appassionato, è pari a quello di una vertigine sull’orlo dell’abisso. Culturale e cosmopolita in questo caso, poiché l’opera prima della regista di Ankara Deniz Gamze Ergüven, scritta a quattro mani con la francese Alice Winocour, denuncia il maschilismo retrogrado in un paesino costiero lontano da Istanbul. Il sodalizio poetico franco-turco, scelto dai francesi per rappresentare il proprio paese nella corsa agli Oscar, rispecchia l’apertura europea nei confronti dello scacchiere orientale. Articolato come una fiaba de Le mille e una notte con tanto di carcerieri e donne che vivono e inventano storie (ma solo per se stesse), Mustang è puro cinema di denuncia sociale, ammorbidito dalla sensibilità di un’esordiente che cattura, con camera a mano mossa, acerbi grovigli di corpi femminili e sentimenti forti tra piccole donne affamate di vita e d’amore. Terra incantata di aedi e rapsodi, il paese della mezzaluna scopre così l’opprimente volto maschile contro cui si levano all’unisono le voci, i sussulti e i pianti di cinque sorelle adolescenti intrappolate in casa a seguito di uno “scandaloso” gioco con i compagni in riva al mare. Da questo momento in poi la dimora abitativa si trasforma in prigione e le ragazze sconteranno, tra umiliazioni e severe punizioni, colpe che non appartengono loro. C’è un “castello” che le tiene segregate, l’interdizione a qualsiasi “principe azzurro” voglia raggiungerle, un austero sorvegliante e un aiutante magico a cui delegare la salvezza. La dolorosa vicenda che sembra quasi inscritta in una cornice fiabesca di ascendenza mediorientale riesce, grazie alla raffinata e poco manichea visione femminile, a commuovere e nello stesso tempo a far sorridere con retrogusto amaro, muovendosi sul delicato equilibro fra tragedia e leggerezza sentimentale. La regia, rifinita ed elegante, sfida la censura e svela agli occhi occidentali il calvario quotidiano a cui è sottoposta l’altra metà del cielo. Il naturalismo limpido delle sequenze e le straordinarie performance delle attrici esaltano un “racconto a ostacoli” in cui le eroine, come le foglie di vite che circondano le barriere della casa-trappola, si arrampicano, strepitano e scalciano per respirare e conquistare la libertà negata.
Mustang [id., Francia/Germania/Turchia/Qatar 2015] REGIA Deniz Gamze Ergüven.
CAST Günes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Elit Iscan, Tugba Sunguroglu, Ilayda Akdogan.
SCENEGGIATURA Deniz Gamze Ergüven, Alice Winocour. FOTOGRAFIA David Chizallet, Ersin Gök. MUSICHE Warren Ellis.
Drammatico, durata 94 minuti.