Perdere l’equilibrio
Nel 2008, James Marsh portò proprio al Festival di Roma il suo doc sull’impresa di Philippe Petit, Man on Wire, che poi ottenne l’Oscar come migliore documentario. Sette anni dopo, in occasione dell’uscita in sala, Roma torna a selezionare un’opera su quella camminata nel vuoto, simbolo di libertà, di indipendenza, di possibilità, valori che incarnano lo spirito statunitense, e lo fanno qui sull’immagine, ora svanita, delle due torri, “le più alte del mondo”.
Petit ne strappò un disegno da una rivista e su di esse, sulla loro sovrumana altezza costruì la sua umana vicenda, narrata da Gordon-Levitt in cima alla Statua della Libertà. Si parte dalla lontana Francia, dai conflitti coi genitori, dai primi tentativi, fino all’incontro con il maestro Papa Rudy e via via con tutti coloro che collaboreranno alla sua impresa, con una linearità che possiamo chiamare scontatezza o predestinazione, che non è propria del reale, ma lo è del cinema di intrattenimento, delle grosse produzioni tese a semplificare e stupire. Il confezionamento del prodotto è eccelso, il 3D trova il suo motivo d’essere, la fotografia del quotatissimo Wolski (Pirati dei caraibi, Tim Burton, Ridley Scott) guida lo sguardo, dà le vertigini, approfitta delle prospettive CGI; Alan Silvestri, decano dei compositori per blockbuster, tiene sospese le note come i passi di Petit e crea sostanza emotiva dal nulla. Ma tolta la veste tecnica e produttiva The Walk resta nudo, con una sceneggiatura scheletrica, che non riesce mai a fare il gradino sopra la facile celebrazione e la retorica da supereroe, e con un cast che, tolto Kingsley, non ha né muscoli né grazia e non va oltre il piatto compitino di ruoli bloccati e monolitici. L’espressività del volto di Petit, la poesia di un gesto tanto folle e splendidamente umano, la caparbietà dello stare sul filo e non accontentarsi di una traversata, sono ridotti ad una comica fuga da una torre all’altra con disperati poliziotti-macchietta che per molti spettatori sembrano ancora funzionare dopo più di cento anni dai Keystone Cops sennettiani. Data la celebrità, anche iconografica, dell’impresa di Petit, creare un’opera tutta concentrata su un finale già noto ha lo stesso risultato di un giallo il cui colpevole è conosciuto sin dall’inizio, manca la tensione, la curiosità e in definitiva l’intrattenimento, che è frantumato e puramente visivo e musicale, non tenendo le due ore. Era l’occasione per tirare fuori dal 3D un’esperienza, uno spettacolo supportato dalla veridicità della trama. È invece un prolungamento alla parabola discendente di Zemeckis e una trasparente elegia alle Twin Towers e al paese “scatola dei sogni” che lo spettatore statunitense saprà certamente leggere con più trasporto.
The Walk [id., USA 2015] REGIA Robert Zemeckis.
CAST Joseph Gordon-Levitt, Ben Kingsley, Charlotte LeBon, Clément Sibomy.
SCENEGGIATURA Robert Zemeckis, Christopher Browne. FOTOGRAFIA Dariusz Wolski. MUSICHE Alan Silvestri.
Biografico, durata 123 minuti.