SPECIALE ASSASSINI NATI
L’infernale Bruges
Se all’inizio In Bruges – La coscienza dell’assassino potrebbe apparire come una semplice operazione commerciale di promozione della città (e forse in parte lo è), capiamo pian piano che i due protagonisti (Colin Farrell e Brendan Gleeson) sono tutt’altro che dei tipici turisti, ma soprattutto che Bruges, da luogo fiabesco si trasforma grottescamente in una location infernale.
Questa è d’altronde la parabola di Ray (irlandese come Farrell), un giovane killer di professione, perseguitato dal rimorso. Durante il suo primo incarico ha ucciso per sbaglio un bambino e per questo viene subito portato con l’inganno nella cittadina fiamminga per ordine del suo capo Harry (un criminale tutto onore e poco cuore, interpretato da Ralph Fiennes). Ad assisterlo c’è Ken, anch’egli un sicario, che vanta però un’esperienza maggiore. Mentre trovano alloggio in un bed&breakfast, per ovviare all’attesa della chiamata di Harry, Ken spinge Ray a fare un giro in città, nonostante egli si dimostri particolarmente disinteressato alla storia e alla bellezza “da fiaba” del luogo. La sera dopo essere usciti a bere una birra (ovviamente belga) si imbattono nelle riprese di una sequenza di un film con un nano: a lavorare sul set c’è una giovane locale (Cloe) di cui Ray si invaghisce. La sera dopo, mentre i due cenano insieme, Ken riceve la chiamata di Harry (mentre guarda in tv L’Infernale Quinlan di Welles) e scopre il vero obiettivo del loro viaggio: la vittima è in realtà Ray. In Bruges, a metà tra noir e commedia, tramuta l’apparente tranquilla cittadina turistica, agghindata dalle luci natalizie, in un luogo di sangue e morte. Lo humor del regista irlandese Martin McDonagh (al suo primo lungometraggio, ma già autore teatrale di successo) smonta inoltre tutti i paradigmi fiabeschi: la bella fiamminga è in realtà una spacciatrice di droga e una ladra di turisti, in una delle casette di mattoni della città si nasconde inoltre un bizzarro trafficante di armi di nome Yuri, le guardie dei musei sono pignole e antipatiche e i turisti sono obesi e permalosi. Alcuni personaggi mancano di profondità (il ragazzo di Cloe e la proprietaria del bed&breakfast), si inseriscono solo come utili strumenti alla sceneggiatura, che scricchiola ogni tanto diventando alquanto surreale, nonostante ciò faccia svolgere fluidamente l’intera faccenda in un succedersi di eventi assurdi ma efficaci (chi s’aspetterebbe d’altra parte di trovare a Bruges due sicari e un attore nano dedito alle droghe?). La musica dai toni natalizi (composta da Carter Burwell, che aveva già lavorato per i Coen) prende ritmo e trasforma in una rapida escalation una tipica notte di vigilia con la neve in un bagno di sangue: i nani, come fa notare Ray a Cloe, non fanno mai una bella fine, specialmente se sono razzisti.
In Bruges – La coscienza dell’assassino [In Bruges, Gran Bretagna 2008] REGIA Martin McDonagh.
CAST Colin Farrell, Brendan Gleeson, Ralph Fiennes, Cleménce Poésy, Jérémie Renier.
SCENEGGIATURA Martin McDonagh. FOTOGRAFIA Eigil Bryld. MONTAGGIO Jon Gregory MUSICHE Carter Burwell.
Noir/Commedia, durata 107 minuti.