Se una notte a Times Square una donna tatuata…
Un punto cieco: questo significa Blindspot, la nuova serie tv targata NBC, ideata da Martin Gero e Greg Berlanti. Ed è un punto cieco quello da cui “esce” e in cui si trova la donna nuda e tatuata, chiusa in un borsone a Times Square (ancora ferita dall’11 settembre e più spaventata dal terrorismo), con un biglietto “to FBI”.
È una sorta di nascita o di rinascita quella a cui assistiamo: Jane Doe, questo è il nome che l’FBI dà alle persone senza identità, con fatica (provata per ciò che le è successo) e dolore (per i tatuaggi che le segnano la pelle) si libera dall’utero come un feto dopo la gestazione. Nuda, completamente “disegnata”, e senza memoria, è tabula rasa, come un neonato senza ricordi né memoria. Viene portata da Kurt Keller, agente dell’FBI, il cui nome compare sulla sua pelle, uomo che dovrà scoprire il segreto della sconosciuta. Test, analisi, interrogatori puntano a dare un’identità a colei che sembra non avere nome, storia, famiglia, passato. Il pilot inizia a porre delle domande, che sono poi le stesse dello spettatore: Chi è quella donna? Cosa rappresentano i tatuaggi? Perché ha inciso il nome di Keller? Il corpo di Jane Doe è una tela su cui qualcuno ha dipinto indizi difficili da decifrare, è una mappa, un rebus dalla cui risoluzione dipende la vita di molte persone e spetta a Keller, ai suoi colleghi e alla stessa Jane trovare collegamenti e legami. La protagonista femminile è sconvolta, impaurita, tutto è nuovo per lei, il suo stesso corpo è una sconcertante stranezza – pensiamo alle varie sequenze in cui la giovane di fronte allo specchio si ispeziona, analizza, sperando in qualche reminiscenza, in qualche flash dal passato −, e fin da subito trova un appoggio nell’agente ruvido e scontroso. Poi però all’improvviso parla in cinese, sa sparare e ha delle grandi capacità nel combattimento corpo a corpo: non è una povera vittima (come si scopre nel finale di puntata), bensì è salvezza fatta carne sia per le sue abilità (ne è testimone lo stesso Keller), sia per i disegni che porta addosso. Gero e Berlanti lavorano su due filoni: da una parte c’è il crime, dall’altra il mistero, da una parte l’action, dall’altra le investigazioni per risolvere gli enigmi. La scelta è quella di intrecciare i casi della settimana, trama verticale, alla risoluzione del “dramma” di Jane Doe, trama orizzontale, metodo di scrittura piuttosto testato dalle tv generaliste e che quindi non porta niente di nuovo nel panorama seriale. Sono l’idea di base di Blindspot e il personaggio di Jaimie Alexander ad essere la nota positiva del pilot che non convince totalmente per più ragioni: il già visto regna sovrano – la serie ricorda altre come The Blacklist o Person of Interest − e i dialoghi risultano poveri, stanchi e stantii. Si spera che la serie migliori nel corso delle puntate.
Blindspot [Id., USA 2015] IDEATORI Martin Gero, Greg Berlanti.
CAST Jaimie Alexander, Sullivan Stapleton, Audrey Esparza, Rob Brown.
Drammatico, durata 43 minuti (episodio), stagioni 1.