Una meticolosa confusione
Ormai nelle ultime settimane è stato scritto e detto tutto su True Detective 2, soprattutto in negativo, ma del resto era prevedibile vista la grande attesa che c’è stata prima della messa in onda della serie targata HBO.
È complesso riuscire a trovare spunti originali di analisi, cercherò di raggruppare in poche righe quello che, un po’ alla rinfusa, è emerso dalla mia visione; perdonatemi, quindi, se potrò sembrare banale. Si può dire che quello che è successo è legittimo: i fan della prima stagione si aspettavano una specie di fotocopia, consapevoli del cambio di ambientazione e cast, e speravano di trovare la stessa messa in scena e analoghe atmosfere. Così non è stato, e il coro di detrattori si è fatto sentire. True Detective 2 è, però, un prodotto seriale complesso, che giustamente divide e in questo ha la sua forza. Da sottolineare fin da subito la scelta di aver dato più importanza ai personaggi rispetto alla storia, che invece rimane ingarbugliata e bulimica fino al finale. Pizzolatto dimostra anche qua la sua dote nella scrittura, soprattutto, appunto, nel tratteggio dei personaggi, ma viene trascurata la forma spesso troppo citazionista – vedi Lynch e Mann per alcuni momenti più puramente “polizieschi” – e artigianale nel suo significato più negativo. La serialità necessita di storie forti in cui i personaggi si adeguano e non viceversa, ma fin dalla prima puntata lo spettatore ha potuto capire che questa regola non sarebbe stata rispettata. Tutto ciò ha portato monotonia e verbosità, poiché un personaggio non può essere descritto solo attraverso le azioni, ma si forma attraverso il “barboso” vissuto quotidiano. Lo spettatore medio di oggi, sia al cinema che in tv, non ha voglia di conoscere i protagonisti ma con loro vuole farsi trasportare nella vicenda, un discorso che merita un approfondimento alla luce della fruizione veloce e distratta dei media. Preme però plaudere gli ottimi archi di trasformazione dei personaggi, simboli di un’umanità complessa figlia dei nostri tempi: Velcoro/Farrell che tramuta la sua rabbia iniziale in delicatezza, Bezzerides/McAdams che tramuta il senso di colpa in conoscenza di sé, Seymon/Vaughn che passa da frustrato a responsabile. Una eterna lotta tra il bene e il male, tra rettitudine e “normalità”, che sembrano concetti banali e spiccioli ma che salvano il risultato finale. Ad esclusione dell’ottima sparatoria della quarta puntata e ad alcuni momenti di pura azione, True Detective 2 passerà alla storia come una delle stagioni di serie di genere (?) meno dinamica degli ultimi anni. Anche il cambio temporale, quasi superfluo se non per la trama orizzontale, non ha aggiunto pathos alla storia ma l’ha resa ancora meno intrigante. Tra qualche anno tutta questa confusione sarà apprezzata, ma adesso non possiamo che constatare la delusione per un qualcosa che necessita, forse, di essere sedimentato per essere stimato. O no?
True Detective 2 [id., USA 2015] IDEATORE Nic Pizzolatto.
CAST Colin Farrell, Rachel MacAdams, Taylor Kitsch, Kelly Reilly, Vince Vaughn.
Poliziesco/Thriller, durata 60 minuti (episodio), stagione 2.