3° Cervignano Film Festival, 23-27 settembre 2015, Cervignano del Friuli
Un corpo a servizio del personaggio
Amore e Morte. Essere e non essere più. Un amore lungo una vita e un istante che cancella ogni cosa. Felice di Antonio Costa racconta tutto questo e molto di più trovando il suo spazio naturale nel Cervignano Film Festival che indaga il Confine, il Limite e il loro superamento a volte, e che in questa terza edizione con le 21 opere provenienti da tutti i continenti ha indagato temi complessi e urgenti, sapendo toccare sentimenti profondi.
Un uomo al limite delle forze, che attende invano il ritorno della moglie, un uomo provato dagli anni, nodoso negli arti per il tempo e lui stesso fuori dal tempo. Costa lavora intorno ad un faticoso e mostruoso amore, che ha accompagnato i due coniugi fino a qui, e a un gesto crudele e intriso d’orrore per il quale non c’è né perdono, né giustificazione. La noia delle piccole cose fa ingombro a quei pochi minuti di cui è composto il corto, i gesti dell’abitudine prendono il loro posto e la banalità della vita quasi soffoca, opprimendo lo spettatore, all’improvviso a rompere tale banalità un lombrico striscia, metafora dell’esistenza dei due. Su un pavimento di piastrelle si trascina l’animale, così si trascina Felice, nella sua casa e sul pavimento anch’egli, anelante e disperato, addolorato e ansante, che si spinge e sospinge per raggiungere qualcosa, qualcuno. È evidente che il corto si regga quasi completamente sull’eccezionale prova d’attore di Fiorentini così inerme da diventare imponente, così affaticato da diventare paradossalmente invincibile, così fragile da diventare fortissimo. Il corpo di Sergio Fiorentini, scomparso poco dopo la realizzazione del corto, affida e confida al suo Felice dolore, rassegnazione, disperazione e, come racconta al pubblico lo stesso Costa, Fiorentini ha offerto senza riserve e senza falso pudore la sua malattia al personaggio, regalandogli veridicità e realismo. La vecchiaia che imprigiona e ostacola il fisico dell’attore è quella di Felice e diventa senso di emarginazione desolata, assenza angosciosa, e la malattia dell’uno trasborda nel personaggio diventando immane pondus che fa faticosamente esistere Felice. Resta impressionata nei nostri occhi l’immagine dell’uomo che si appoggia alla tastiera del pianoforte, facendosi lui stesso ritmo, come quello di qualcuno che sta bussando alla porta. La regia di Costa, perfetta e mai esasperata, non lascia scampo, tenendo legato lo spettatore fino all’ultimo. L’occhio del cineasta costruisce la narrazione in modo da lasciare molte domande aperte, mostra con spietata lucidità l’orrore di un atto inqualificabile che si nasconde dentro le mura domestiche, ma lo sguardo di Costa è pronto a proteggere in un certo senso e ad accarezzare Felice, un uomo in balia di se stesso e dei suoi demoni.
Felice [Italia 2014] REGIA Antonio Costa.
CAST Sergio Fiorentini, Anna Leone, Anita Kravos.
SCENEGGIATURA Antonio Costa. FOTOGRAFIA Alfredo Lembo. MUSICHE Antonio Costa.
Drammatico, durata 12 minuti.