SPECIALE VALERIA GOLINO
Il volto discreto della accoglienza
“Preferisco la disobbedienza”: così Giulia (Valeria Golino), madre affidataria del piccolo Mario (Marco Greco), bambino difficile, descrive l’indole ribelle del bambino che è entrato nella sua famiglia. Sono loro i protagonisti di La guerra di Mario, film del 2005, di Antonio Capuano.
La pellicola è stata presentata a Locarno, convincendo per l’interpretazione di Marco Greco e di Valeria Golino, premiata poi con il Nastro d’argento. L’attrice dona al suo personaggio un fascino inconsapevole, gli occhi intensi e vivi, una naturalezza che conquista, propria della sua recitazione dosata e rigorosa, scevra da orpelli come è in questo caso l’opera stessa. Asseconda le delicatezze e le morbidezze di una donna a cui non hanno mai insegnato ad essere madre e di cui non conosce la femminilità. Il rapporto tra i due è difficile e intenso, e la Golino dà forma al suo personaggio, libertario, avanguardista e accogliente, che fa da contraltare al figlio, allergico alle regole, violento e indisciplinato. I due sono estranei l’una all’altro, eppure a poco a poco iniziano a incastrarsi perfettamente, almeno nei sentimenti. “Non è mia madre, non mi appartiene” e poi “Tu le cose mie non le capisci”, queste sono le riflessioni di Mario che sottolineano la distanza che li separa, quasi incolmabile. Giulia ha una sola certezza, Mario deve essere lasciato libero, di crescere, di sbagliare, di fare ciò che vuole (“Non vuole essere educato, ma accolto”), difficile fare altrimenti quando hai di fronte un bambino a cui non puoi porre né limiti né barriere – nel suo pianeta si vive di espedienti (suona il flauto per strada chiedendo l’elemosina ad esempio) –, che passa con il rosso e che ha due soli amici, il cagnolino Mimmo e un compagno di classe con cui vivrà grandi avventure. Capuano, novello Peter Pan, indossa a volte gli occhiali di Mario, in procinto di “sparare” ai nemici, a volte quelli di Giulia pronti ad accogliere e ad assecondare, a fare da sfondo, le due facce, che gridano entrambe il loro diritto ad esserci, di una Napoli, bella e dolorosa, calda e malinconica, aspra e marginale, perfettamente incarnate dalla madre e dal figlio. Non c’è dunque una divisione manichea tra bene e male, bensì il broncio e il sorriso, l’abbraccio e le botte si incontrano nello sguardo di un bambino, bisognoso di stabilità, e di una donna sicura del suo (non) metodo educativo – figlio di quel ’68 per il quale “la scuola è un brutto carcere e il carcere è una buona scuola”. Golino, in questa piccola guerra delicata e difficile, riesce perfettamente, segue le mani della sua Giulia negli abbracci sinceri e amorosi, muove il suo volto raffinato ed elegante secondo il sentire di una madre che “non stringe il cappio” intorno al collo del libero figlio, bensì ne capisce lo slancio di assoluta ribellione e vigoria.
La guerra di Mario [id., Italia/Slovenia 2005] REGIA Antonio Capuano.
CAST Valeria Golino, Marco Greco, Andrea Renzi, Anita Caprioli, Rosaria De Cicco.
SCENEGGIATURA Antonio Capuano. FOTOGRAFIA Luca Bigazzi. MUSICHE Pasquale Catalano.
Drammatico, durata 100 minuti.