72a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, 2-12 settembre 2015, Lido di Venezia
VENEZIA 72 – IN CONCORSO
Periferia paranoide
Vincitore del Premio Speciale della Giuria a Venezia 72, Frenzy di Emin Alper rientra nel girone dei classici film da festival destinati a far discutere e a dividere – confondere? – l’opinione degli spettatori. Quei film che, proprio per le suddette ragioni, riescono sempre a portare a casa un riconoscimento.
Tanto dal punto di vista narrativo, quanto soprattutto sul piano estetico, la carne al fuoco in effetti non manca. La complessità dell’intreccio e il tortuoso percorso dei personaggi – indiscutibili scelte, queste, di sguardo e poetica – si sintonizzano fin dall’incipit sulle frequenze dell’ambiguità, sulle oscillazioni talvolta perturbanti, talaltra più immediate o superficiali, tra finzione e realtà, sogno e veglia, affresco sociale e distorsione schizoide. La vicenda di Kadir, ex galeotto in libertà vigilata ora al soldo dell’intelligence turca, conduce il pubblico alla periferia di un’Istanbul livida e distopica, mai esattamente contemporanea, luogo di origine del personaggio e irrisolto campo di battaglia tra faglie terroristiche e truppe poliziesche. Le trame dei possibili attentati si cercano nell’immondizia, i cassonetti bruciano nella notte, i cani randagi sono preda di veri e propri cacciatori a pagamento. Si teme di tutti, anche dei propri vicini di casa: Kadir lo impara presto perfino nella relazione con un ritrovato fratello minore, refrattario al dialogo e, forse, custode di oscuri segreti. Un terzo, presunto, fratello mediano, sfreccia nella notte turca, a bordo di una motocicletta e a servizio del terrorismo. Tre fratelli che forse sono soltanto uno, tutti e tre negli occhi di Kadir, lo stesso Kadir simultaneamente diviso su tre momenti della propria vita, sempre più dilaniato da allucinazioni e violenza, risucchiato nell’estenuante e lynchana spirale della paranoia, incapace di distinguere quello che accade nella sua testa da quel che veramente è, fino alla kafkiana chiusa del racconto. La denuncia è evidente, e non priva di connessioni con l’attualità turca, le politiche securitarie di un paese in piena oppressione, il progressivo assoggettamento dell’individuo a un clima di diffidenza e paura. La forma del film, la cupa fotografia e l’encomiabile lavoro di sound design concorrono ad assecondare la materia narrativa, ma non sempre celano gli eccessi e le insistenze con cui, complice il tema della follia, Emin Alper tende facilmente a sbilanciare il proprio stesso rigore espressivo.
Frenzy [Abluka, Turchia/Francia/Qatar 2015] REGIA Emin Alper.
CAST Mehmet Ozgur, Berkay Ates, Tülin Özen, Müfit Kayacan, Ozan Akbaba.
SCENEGGIATURA Emin Alper. FOTOGRAFIA Adam Jandrup. MUSICHE Cevdet Erek.
Drammatico, durata 114 minuti.