72a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, 2-12 settembre 2015, Lido di Venezia
SPECIALE VENEZIA 72
Impara a sentirti triste, senza essere veramente triste
Quello di Laurie Anderson, in concorso a Venezia con Heart of a Dog, è un percorso creativo che si protrae ormai da decenni, muovendo e tornando al cinema dopo numerosi e spesso inattesi scarti, sempre disponibili alle suggestioni della cultura visiva, ancora curiosi di sondare il mistero della vita e del suo continuo divenire.
Heart of a Dog si propone come un viaggio sperimentale, nella forma di uno stream of consciousness in cui a confluire sono le esperienze dirette dell’autrice, il repertorio, l’avanguardia, l’attualità, il saggio: a partire dalla relazione che la Anderson conduce con la propria cagnolina Lolabelle, scomparsa per vecchiaia e malattia, l’artista affronta i temi del lutto e della vita dopo la perdita, fondando il film stesso sull’idea di confessione, di catarsi e di possibile ripartenza. La forma dell’opera assume dunque la consistenza liquida di un personalissimo diario onirico, ingenuo forse nell’appropriarsi di alcuni capisaldi della cultura d’Oriente e d’Occidente, pretestuoso soprattutto nella volontà di mescolare i materiali e le idee senza una minima tensione strutturale a supportarli. Così in svariati passaggi il film sembra fatto per sé, e non realmente per gli altri, nel tentativo di emulare l’afflato di certe illustri operazioni di montaggio – impossibile non pensare all’ultimo Godard – senza riuscire ad andare oltre il principio dell’associazione, della concatenazione di concetti. Senza insomma dotare la forma di reale conflitto, al di là del conflitto che la ridondante voice over dell’artista continuamente ricorda allo spettatore: “Avevo promesso al mio cuore cose mai date. Ora batte diffidente e muto”. Non per questo Heart of a Dog è un film insincero, anzi: Laurie Anderson non saprà forse maneggiare con piena lucidità gli strumenti a propria disposizione, ma caparbiamente si mette a nudo ed esplora il nodo di un dolore irrisolto che, tra filmini di famiglia, animazioni, compositing grafici, canzoni e fotografie, progressivamente conduce alla conclusione più che sentita del film. Heart of a Dog non ha la pretesa di aggiungere alcunché al cinema o alle arti visive, vuole semplicemente sviscerare, al meglio delle proprie possibilità, il bisogno di un senso e di risposte all’indomani di una sconfitta della vita. Che qui si cela dietro alle fattezze e alla compagnia perduta della simpatica Lolabelle, ma ovviamente coincide col silenzio e la solitudine che la morte di Lou Reed ha portato con sé. Soltanto la capacità di riconnettersi con l’esperienza dell’amore che la vita ha saputo riconoscere potrà accompagnare e sostenere il pensiero del futuro. Imparando a sentirsi tristi, senza essere veramente tristi.
Heart of a Dog [id., USA 2015] REGIA Laurie Anderson.
SOGGETTO Laurie Anderson. FOTOGRAFIA Laurie Anderson, Toshiaki Ozawa, Joshua Zucker Pluda. MUSICHE Laurie Anderson.
Documentario/Sperimentale, durata 75 minuti.